morgandelt-phasezero-cover-1500x1500-300Anno: 2016
Etichetta: Sub Pop

Simile a:
Jacco Gardner – Cabinet of Curiosities
Kikagaku – House in the Tall Grass
Doug Tuttle – Doug Tuttle

Morgan Delt più che un musicista è uno sciamano di luce che riesce a trasformare le sue visioni multicolore in suoni: così fece due anni fa con l’omonimo Morgan Delt, e lo stesso modus operandi compare in Phase Zero, nonostante il titolo abbia quel sapore di dichiarazione di intenti, di taglio netto con il passato, di nuovo inizio; comprensibile in quanto è, in effetti, il primo lavoro nella scuderia a stelle e strisce di Sub Pop.

Nel 2014 nella riproduzione di Morgan Delt, c’erano altissimi e bassisimi: un brano ti lasciava estasiato e quello dopo per niente impressionato. 
Nel 2016 ci si aspetta molto dal musicista californiano, qualcosa che riesca a sradicarsi dai cliché di allucinazioni da peyote nel deserto del Mojave.
.. ed infatti in quest’album egli riesce ad unire influenze uniche che danno un sapore speciale a quella che è una psychedelia ricaricata di sonorità inaspettate: quelle reminiscenze sci-fi in stile Cronenberg che compaiono nelle tastiere sullo sfondo di The System of 1000 Lies, suoni che danzano con le chitarre puzzate, traccia che sembra popolata di statute di cristalli fluttuanti.
In The Age of Birdman, Delt ci traghetta in un universo parallelo fatto di visioni: da sonorità difficilmente decifrabili si innalza del fumo che lascia comparire le note del basso, lente e seducenti, dal retrogusto latino, che come sirene ci guidano in una nebbia oppiacea, per poi concludersi inaspettatamente in una destinazione inaspettata, che ci appare simile al mondo che Michael Andrews aveva creato per Donnie Darko.
Il basso è protagonista anche di Mssr. Monster, traccia vorticosa dal sapore indiano mescolato a reminiscenze surf, così come facevano i The Shan-Tones. Lo stesso non si può dire di The Lowest Low, nella quale i suoni combinati e stratificati diventano flussi: è il brano che più sembra staccarsi dalla cifra stilistica dell’artista, per approdare a risultati che lo accostano a composizioni “più elettroniche”, i Suuns di Image du Futur, per esempio.

Per essere qualcuno che non crede in Dio, certo Morgan Delt riesce bene a creare quell’impressione di elevazione spirituale, dimostrando un certo talento per le melodie e l’organizzazione dei suoni, dei quali dispone come un pittore farebbe di una tavolozza.
Ancora una volta Delt crea un album mistico, ma pur sempre fatto di altissimi e bassissimi, tra i quali spiccano interessantissimi cliffhanger e riempitivi, con tracce che rimangono nel cuore, ed altre delle quali ci si dimentica in fretta; allo stesso tempo l’artista californiano sembra sempre più vicino a creare un fluire fatto di soli momenti indimenticabili.
Nel frattempo, Phase Zero è decisamente l’album ideale per gli sgoccioli d’afa estiva, trascorsi all’ombra di betulle secolari.

Tracce consigliate: The Age of Birdman, The Lowest Low