Gli MGMT sono tornati e non semplicemente ‘ritornati sulla scena’: sono proprio tornati a fare musica decente che abbia senso di essere ascoltata, apprezzata e condivisa. È stato un calvario durato 8 anni, dai tempi di Congratulations, ma finalmente abbiamo tra le mani un prodotto che ha qualcosa di interessante da raccontarci e da farci sentire.

Le prime voci del disco recitano “Get ready to have some fun“. Sì, cazzo. In questo disco ci si diverte da subito con She Works Out Too Much: una simpatica relazione finita male perché lei – presa benissimo col fitness e la palestra – crede che “The only reason we never worked out was he didn’t work out, enough” mentre Andrew risponde “No I never work out, it didn’t work out“, giocando sul doppio significato del termine “work out” (che vuol dire sia allenarsi che funzionare). E così si continua anche con le successive Little Dark Age e When You Die, nonostante siano canzoni dai suoni dark e dai testi piuttosto tristi.

Questo perché gli MGMT hanno messo la testa fuori dalla loro tana stracolma di psycheledic-pop/rock affacciandosi su nuove sonorità synth-pop e new-romantic (Me And Michael, One Thing Left To Try) degne di Pet Shop Boys, Wham!, The Cure, The Smiths, raggiungendo – negli altri brani – artisti come Air e Ariel Pink; quest’ultimo sembra essere il fulcro attorno al quale si è sviluppato l’album Little Dark Age. Infatti, oltre alla sua partecipazione nelle tracce She Works Out Too Much e When You Die, ci sono canzoni come James che sembrano essere uscite direttamente da quel capolavoro che fu pom pom qualche anno fa.

Little Dark Age non deve essere un album il traguardo di una band che è riuscita ad arrivare al quarto lavoro facendo sempre discretamente, ma deve essere il punto di partenza da cui gli MGMT devono ripartire – in modo da evitare di fare la fine che fecero nel 2013- per creare qualcosa di ancora più importante.