Memoryhouse-Soft-Hate-Artwork-770x770Etichetta: Memoryhouse
Anno: 2016

Simile a:
Night Things – Sleeping Beauty
Tamaryn – Tender New Signs
Melody’s Echo Chamber – Melody’s Echo Chamber

Nel 2011 l’EP Sleep Patterns identificava le sonorità del duo Canadese come una delicata fusione tra atmosfere shoegaze e textures ritmiche dream-pop: la traccia Sleep Pattern, quasi un manifesto degli intenti sonori, era delicata e calda, perfetta per rievocare nella propria mente un’infinità di ricordi, quelli evocati dal nome stesso della band.
Dal 2011 i Memoryhouse, Denise Nouvion (voce) ed Evan Abeele (che cura le parti strumentali) hanno plasmato il proprio sound per farlo giungere ad una cifra più pop e meno gaze, che arriva a noi sotto forma di Soft Hate, il loro ultimo lavoro.

I sopraccennati nuovi orizzonti compaiono nell’album sin da subito: in Get Back, è la fusione di tastiere ‘80s à la College rese meno oscure – più dreamy – dai cori ariosi. La voce di Denise, che probabilmente è sempre stata la base di partenza per la creazione delle tracce, esce al solito in maniera sensuale ed avvolgente, nonostante la sua delicatezza riesce a padroneggiare sopra le percussioni ostinate, quasi dance verso il finale del brano.
Arizona sembra rifarsi a quella scena shoegaze scaldata da vocalità femminili (i Tamaryn, o gli italianissimi Be Forest ad esempio), re-interpretata però in chiave pop: il basso spezzato da sonorità elettroniche, i crescendo nel retro dei synth ed i vocals che sembrano rimanere sospesi nell’aria.
I ritmi si fanno più veloci, le voci più leggere e brillanti, rispetto ai precedenti di Sleep Patterns, come in Dream Shake, nella quale le chitarre distorte iniziali sono l’unico elemento di congiunzione rispetto alla produzione precedente, tutto si fa più catchy.
Knife in the Water e It Was True sono le linee che danno all’album colori più riconoscibili, quelle tinte malinconiche ed oniriche di Sleep Pattern, quasi un saluto definitivo allo stile precedente, per lanciarsi in maniera totale al nuovo stile più patinato.

Soft Hate sembra rappresentare la voglia della band di allontanarsi da quell’immaginario low-fi, dream-pop nostalgico delineato agli albori di Caregiver b/w Heirloom a favore di una cifra stilistica che strizza l’occhiolino al pop. Difficile è però non sentire la mancanza di quel suono caldo ed avvolgente che tanto avevamo apprezzato nei loro lavori precenti, di cui Knife in the Water e It Was True sono l’unico ricordo.

Tracce consigliate: It Was True