Ancora prima del primo disco, già da Bagagli A Mano, Mecna si dimostrava un rapper con un background musicale vasto e solido. Ispirazioni e riferimenti contemporanei e una grossa attenzione a quello che si ha attorno sono sicuramente dei punti di forza e gli hanno permesso di crearsi l’interesse che c’è attorno ai suoi dischi e alle sue uscite. Questo e i pezzi malinconici di amori o amicizie finite male, che già dal 2011 erano tra i temi più utilizzati dal rapper pugliese.
Lungomare Paranoia, nonostante il titolo evocativo, riesce ad andare poco lontano da tutto questo e ci lascia in un limbo di versi lenti e tristi, ad ascoltare storie poco avvincenti e che avevamo già sentito.

Uscito a sorpresa, senza troppa pubblicità e dopo due anni di silenzio quasi assoluto, la direzione del disco si poteva intuire dal singolo Nessuno ride. Le stesse atmosfere, gli stessi effetti, una visiera di Palace.

Mecna non ha paura di contaminare i generi ed il disco suona moderno e suona bene, soprattutto grazie alla collaborazione di produttori talentuosi come The Night Skinny, Lvnar, 24SVN e Iamseife.  Ma questo da solo non è abbastanza per coprire la ripetitività della narrazione, la mancanza evidente di spunti.
Per il tipo di scrittura le storie di Mecna sono un po’ come i racconti di Carver, entrambi hanno alla base dei piccoli episodi intimi e ne parlano senza ingigantirli mai. Non ci sono conclusioni universali da trarre da pezzi come Pace o Kryptonite e non devono esserci, sono belli lo stesso. Nonostante sia parla di una relazione che sembra sul punto di finire, e nel finale si inserisce il racconto di come Mecna abbia scoperto del suicidio della cugina al ritorno da una vacanza. Il tono resta asciutto anche lì, non importa che si parli di morte o serate in discoteca.

I personaggi di Carver sono perlopiù lavoratori (quelli che in America verrebbero chiamati blue-collar), i personaggi di Mecna sono perlopiù Mecna.

I riferimenti alle marche di vestiti (NikePalaceAdidasSupreme), alle ex che sono ex perché un po’ è colpa sua ed un po’ sono stronze loro, le cose che succedono solo a Milano e a Foggia – non poteva mancare un pezzo intitolato 71100. I fan che non lo capiranno mai, tutti che parlano sempre di quanto sia alto, quanto è difficile vivere ogni giorno insomma. Ancora più esplicitamente, il disco è pieno di riferimenti e rimandi ai vecchi dischi (“la speranza non è un fucile”,”taxi non ne trovi più”).
Al netto di tutto questo, viene difficile non simpatizzare con l’intento, ma i risultati non sono abbastanza. Se Laska aveva almeno dietro di sé la vacanza esilio in Norvegia e la notorietà arrivata in quel periodo, Lungomare Paranoia sembra un posto parecchio vuoto.

Traccia consigliata: Malibu