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Non è passato molto tempo dalla conclusione della prima porzione del tour di Salad Days, che ha impegnato Mac DeMarco e la sua band di rozzi bifolchi in show elettrizzanti, capaci di conquistare il pubblico, sempre più numeroso, tra crowd surfing selvaggi e improbabili cover di vecchie hit dei Coldplay, eppure il pepperoni playboy è già ritornato in studio pronto per regalarci un altro capolavoro della sua collezione, anche se in questo caso è opportuno definirlo mini-capolavoro, dal momento che Another One contiene solo otto tracce per un totale di ventiquattro minuti scarsi. E lo troviamo con l’immagine che lo contraddistingue: capelli a zazzera, faccia da schiaffi alla Mad Magazine, con una dentatura da troppo tempo scevra di cure ortodontiche adeguate, salopette scura, Vans ai piedi e l’immancabile Viceroy tra le dita, mentre sullo sfondo si staglia un paesaggio marino. Pochi artisti sono riusciti a imporsi al cospetto del pubblico indie, con la spontaneità del ragazzo di Edmonton, capace di pubblicare su Istagram le foto di un’improbabile barbecue listening party per l’uscita del nuovo lavoro, con hashtag altrettanto improbabili come #penis e #peaceonheart , capace di realizzare tutorial dei propri brani su Youtube nonché essere cesellatore di sublimi cazzeggi durante i suoi live, tra strip non richiesti dal pubblico, giochi proibiti con le bacchette della batteria e frasi oltraggiose rivolte ai propri sodali. Sfortunatamente, con buona pace di qualcuno, non è quest’aura da cazzeggiatore seriale a giustificare la fama di Mac, perché quando si tratta di scrivere musica, ci fa maledettamente sul serio. Pur non innovando in maniera eccessiva, DeMarco è riuscito a costruirsi un sound particolarissimo, che ricorda gli Steely Dan versione lercia e lo-fi, un trademark che contraddistingue i suoi brani che brillano per le melodie dreamy e un songwriting schietto e allergico ai fronzoli.

Nonostante le mille perplessità che si possono avere, specialmente per il poco tempo che il canadese ha potuto racimolare per comporre (stando alle sue parole circa dieci giorni), tra la fine di un tour e l’inizio del successivo (che purtroppo non toccherà l’Italia), Another One non è un lavoro secondario o transitorio, come il titolo sembra suggerire; questa volta siamo alle prese con un concept sull’amore e sulle relazioni che finiscono, con implicazioni anche personali dal momento che l’attuale fidanzata ha avuto seri problemi con il rinnovo del visto ed è stata costretta a tornare in Irlanda. Un topos che Mac aveva già affrontato in Chamber Of Reflection e in Still Together, pezzo con cui suole chiudere gli show proprio in presenza della compagna. Questo mini LP risulta incredibilmente coeso, ancor più dei tre predecessori. Ne è una chiara dimostrazione il singolo I’ve Been Waiting For Her, con uno dei ritornelli più catchy che Mac abbia mai scritto, un assolo che dimostra quanto la sua classe sia sottovalutata, con quella sporcizia sonora di fondo che inspiegabilmente rende tutto godibile ed easy listening. L’opener The Way You Love Her ci presenta il DeMarco più intimista di sempre, tra amarezza e rimpianti per le occasioni sprecate e i treni che non passano due volte “Never really got the chance to show her, what it really means to love her”, anche se l’intenzione della canzone è tutt’altro che cupa, grazie a un groove batteristico pregno di ghost notes e il classico riff di chitarra demarchiano. Se l’acida e sognante A Heart Like Hers denuncia disillusione “Tried so hard to believe in something that will never be, never believe in a heart like hers, again”, è la consapevolezza la protagonista della title track, una ballad synth-centrica stonata e leggera, che ci culla in atmosfere sognanti, intrise di paranoia, anacronisticamente in contrasto con il testo, “Must be another one she loves”. Just To Put Me Down ci mostra quanto smisurata sia l’influenza dei Fab Four nella musica del canadese, qui al meglio nei suoi fraseggi chitarristici con un falsetto che arricchisce la performance con le sei corde.

Lungi dall’essere una mera raccolta di b-side, Another One rappresenta una valida aggiunta al catalogo del cantautore di Edmonton, che ribadisce a chiare lettere quanto l’atteggiamento estroverso e la vena cazzara nascondano una sensibilità più unica che rara nel panorama pop contemporaneo. Another One, ossia l’album più introspettivo di Mac e allo stesso tempo un invito a guardare avanti, con l’aria scanzonata che lo ha contraddistinto sin dall’esordio. È ancora valido l’invito per quel caffè?

Tracce consigliate: I’ve Been Waiting For Her, Another One