La carriera dello svedese Hannes Norrvide è stata una continua escalation: al primo EP Sickness e al debut LP Solar Flare sono seguiti il trasferimento in Danimarca, l’ingresso nella scena della Posh Isolation, le varie collaborazioni e split tra cui quello con quei War che sarebbero poi diventati i Vår, l’uscita del sophomore Growing Seeds, che l’ha portato all’attenzione della Sacred Bones che l’ha ristampato dopo pochi mesi, il sensazionale EP Saluting Rome che ha spianato la strada per il terzo album e infine Perfect View, il capolavoro che conclude la prima fase di un percorso che ha visto la trasformazione di Hannes da diamante grezzo a gioiello della scena goth danese, della Sacred Bones, di tutta la coldwave degli anni Dieci.

Bissare la potenza di un disco del genere era francamente impossibile e il cambio di rotta era quindi inevitabile, ma una tale svolta era inaspettata: quando è uscito il primo singolo del nuovo corso dei Lust For Youth, Epoetin Alfa, alle immediate sensazioni di smarrimento sono seguite rapidamente urla di giubilo: la formula del progetto si era evoluta verso uno sfacciato pop new wave, Hannes Norrvide si era messo a fare canzoni. E che canzoni.
Accompagnato dal solito Loke Rahbek (principalmente Croatian Amor, Vår e Sexdrome, tra i tanti), questa volta non solo sul palco ma anche attivamente in studio, e dal chitarrista Malthe Fischer, che insieme rendono i Lust For Youth una band a tutti gli effetti, Hannes dà vita a International, un album che eguaglia la bellezza del suo predecessore muovendosi però in zone diametralmente opposte: la notte negli sporchi club underground è finita e dopo un po’ di ripiglio si va a ballare in hangover al tramonto sul Lungomare con i maglioni turchesi, i pantaloncini bianchi e i calzini da tennis macchiati di sangue.

Non ho mai visto il mare nel mare…

La patina lo-fi svanisce completamente, permane l’amore per la cassa dritta perché pur sempre di synthwave si continua a parlare, ma la wave si fa più luminosa che mai, dimenticando la vocazione dark e le infatuazioni techno e industrial, iniziando a strizzare l’occhio alla balearic, come nella splendida Illume e nella ancor più meravigliosa Running, due bombette con la stoffa di potenziali hit, come praticamente ogni canzone cantata del disco. Trovano spazio anche trascinanti ballad (After Touch) e brani strumentali che rivisitano il passato dei Lust For Youth (Ultras) o esplorano magistralmente il taboo della carriera pregressa dei Hannes, la chillwave (Basorexia).
Ma quando la luce si affievolisce, lasciando spazio alle ombre ansiose che avevano caratterizzato i lavori precedenti, l’atmosfera si fa più drammatica e intensa ed emergono i momenti migliori di International: la già citata Epoetin Alfa e la straziante, magnifica, epica Armida, una delle più belle canzoni anni Ottanta mai fatte dopo la fine degli anni Ottanta. Davvero da lacrime.

Vista la prolificità di Hannes Norrvide rimaniamo in attesa di vedere il prossimo anno cosa ci regalerà, se continuerà su questo nuovo percorso intrapreso o se ci stupirà con un nuovo cambio di direzione. Da com’è andata finora è improbabile che possa deluderci.

Tracce consigliate: Epoetin Alfa, Armida, Running.