Dopo 5 album e una maturità artistica ampiamente acquisita e consolidata, i Los Campesinos! non sentono pressioni di sorta e in questo No Blues continuano a fare (bene) quello che sanno fare.
Se gli anni passano e qualche cosa per forza di cose cambia – Ellen, la bassista former del gruppo ha infatti lasciato i compagni per dedicarsi a un progetto solista – la loro musica non invecchia e la voglia di divertirsi e divertire rimane sempre il marchio di fabbrica dei “contadini”.

For Flotsam mette subito in tavola tutti gli elementi tipici del gruppo, dai ritornelli corali agli stop-and-go, tappeti di synth fluttuanti e chitarroni coinvolgenti, ripresi in toto anche in Avocado, Baby a metà disco. What Death Leaves Behind ricalca le tematiche amare già incontrate nei vecchi dischi, in particolar modo nel precedente Hello Sadness (“I was the first match struck at the first cremation, you are my shallow grave, I’ll tend you as a sexton”), riuscendo a coniare il ritornello più anthemico del disco inserendovi la parola “tautologia”, non roba da tutti insomma; su questa falsa riga dolce-amara si accosta anche la bella Cemetery Gaits.
Alle volte sono i synth a farla da padrone (The Time Before The Last Time), altre la chitarra acustica (A Portrait Of The Trequartista As A Young Man), altre ancora la struttura dei pezzi si complica ma l’indubbia vena pop dei gallesi riesce sempre e comunque a trasparire (Sellig Rope (Swan Dive To Estuary)).
Glue Me, infine, è il picco emotivo di No Blues, emozioni fortissime: “I heard that it hurts and I said, I’ll be gloomy ‘til they glue me in the arms of she who loves me”.

Chi se ne frega dei rinnovamenti, delle mode, degli standard, della fama, della consacrazione. Ai Los Campesinos! piace far musica per dire quel che vogliono dire, con testi e melodie mai banali, con una formula che non accenna a stancare, nemmeno dopo 5 anni e 5 album.

Tracce consigliate: Glue Me, What Death Leaves Behind