Nell’estate del 1996 accaddero svariate cose degne di nota: venne lanciato sul mercato il Nintendo 64, fu clonata la pecora Dolly, la Germania trionfò agli europei in Inghilterra (mentre noi facevamo una figura meschina) e i Ramones si ritiravano dalle scene; nel mentre a York nasceva Holly Fletcher, in arte Låpsley. Se i ricordi di quell’estate vi sembrano ancora freschi, questo vi basti a capire che Låpsley è davvero un enfant prodige. Avevamo già conosciuto la talentuosa Holly due anni fa, quando con l’EP Monday ci fece capire che l’avremmo sicuramente ritrovata presto; ed ora eccola uscire per XL Recordings col suo debut album Long Way Home.

Il contesto musicale in cui si è trovata a maturare ha sicuramente avuto delle grosse influenze sulla sua musica: dentro Long Way Home si trovano infatti reminiscenze di suoi connazionali quali The XXJames BlakeJack Garratt, ma Låpsley ha aggiunto sicuramente qualcosa di suo. Proveniente da studi classici (oboe e chitarra) ha abbandonato questi strumenti dedicandosi alla composizione della sua musica quasi esclusivamente tramite il suo laptop, sostenendo che “Laptops are the present classical instruments, maybe this is the new era, and maybe we just need to explore it more”. A dire il vero però, questo album non presenta una componente elettronica spiccata, anzi; le dodici tracce vanno infatti a scontrarsi l’una con l’altra, creando ora atmosfere cupe, ora allegre, passando da ritmi soul a beat sincopati, senza però una vera e propria logica nella composizione della tracklist: questo è forse il limite più grande di questo LP. Se infatti in Heartless, Hurt Me, Painter Station emergono gli elementi che hanno portato Låpsley ad emergere, come il perfetto connubio tra la sua voce cristallina ed il sapiente uso di campionamenti vocali, da tracce come Operator (He Doesn’t Call Me), Tell Me The Truth Seven Months non emerge una vera e propria logica compositiva, andando a relegare queste canzoni al ruolo di riempitivi. Parlando invece delle tematiche affrontate nei testi, Long Way Home è il frutto di un periodo turbolento della producer britannica, ma ad onor del vero le liriche di questo album sono state un po’ trascurate, limitandosi spesso ad essere dei racconti in chiave adolescenziale di una storia d’amore che non vuole funzionare.

Long Way Home si rivelerà un ottimo compagno per un viaggio o una serata in totale solitudine, una voce e un’atmosfera che vi aiuteranno a calmare i nervi. Con tutti i suoi pregi ed anche, perché no, i suoi limiti, si pone come un buonissimo punto di partenza per Låpsley, mettendola sulla buona strada per raggiungere i suoi influencer.

Traccia consigliata: Station