Abbiamo imparato ad aspettare le nuove uscite di Kurt Vile con trepidazione. Lo sai che è proprio quel tipo lì che ti tira fuori l’album giusto, con quei due tre pezzi che ti porti dietro sempre, anche quando lasci indietro tutto il resto del disco perché l’hai consumato. Ecco, forse il ragazzotto di Philadelphia c’è riuscito di nuovo. Kurt Vile ha scritto quest’ultima fatica dopo il tramonto, quando sua moglie e i suoi figli dormivano; e questo Vile ritrovatosi da solo in casa ma non davvero da solo, al buio, con la chitarra in mano, che prova e suona questi pezzi, è un’immagine che potrebbe estendersi a tutto b’lieve i’m goin down…

Il disco inizia e il ritmo di Pretty Pimpin è già pervasivo, già si riconoscono gli elementi soliti e si notano alcune differenze con il lavoro precedente. Mentre in Waking On A Pretty Daze il suono era più elettrico e appuntito, in b’lieve i’m goin down… si appiana, si arrotonda e torna ad una tana americana, folk e quasi country con quel banjo che si affaccia ogni tanto (I’m an Outlaw). La voce poi, se ancora servisse, si certifica di nuovo come una delle più riconoscibili e godibili di tutta la scena, con la sua limpidezza e i suoi mormorii bassi. Torna un po’ di aria psych nella lunga, ipnotica chiusa strumentale di Wheelhouse; c’è un uso maggiore del pianoforte che annulla le etichette di genere musicale che si potrebbero applicare (a torto, sia chiaro) a b’lieve i’m goin down… e amplia lo spettro espressivo di un Vile in formissima. Infatti quest’ultima fatica mica si chiude nella tradizione: Kurt ormai è un tipino scafato e quindi sa cosa utilizzare, semplicemente sceglie alcuni elementi che rispecchiano la sua idea per questo nuovo disco, e gli altri li inserisce, minimi ma ben ascoltabili. Ad esempio in Kidding Around c’è dell’elettronica minima, distrutta, come riecco la manipolazione elettronica nel filtro della batteria dell’ultima, bellissima, Wild Imagination, pezzo che ci saluta ma che non si riesce a non ascoltare a ripetizione.

Non aspettatevi il regno delle soluzioni armoniche, il principato del cambio di tempo o la repubblica democratica dell’originalità compositiva, questo è un disco di Kurt Vile, e suona benissimo da Kurt Vile. Ogni nuova opera ci apre ancora di più la porta alla sua persona, al suo punto di vista inclinato, ironico e un po’ goffo sul mondo, un mondo incerto nel suo modo più bello: imprevedibile. Potremmo dire che b’lieve i’m goin down… è l’unico disco possibile di folk/americana serio nel 2015: un disco assolutamente non serio quanto autentico. Se il Neil Young di On The Beach avesse 35 anni oggi probabilmente è di questo che canterebbe: vite e sensazioni oblique, non certezze, magari paradossi, ma senza l’ansia della risoluzione. Un disco notturno che ci farà compagnia proprio nel periodo in cui le notti si allungano. Grazie Kurt, alla tua.

Tracce consigliate: Pretty Pimpin, Wild Imagination