A proposito di Ketama126, che se n’è uscito all’improvviso con un nuovo metà-album intitolato Rehab, bisogna spendere qualche parola su un paio di argomenti almeno. Il primo è che Kety è il lavoratore più stakanovista del rap italiano; il secondo è che ormai, possiamo dirlo, è pure l’artista più vero tra i suoi colleghi, quello che più di tutti sta dimostrando di far combaciare la vita e la musica, Piero e Ketama.

Rehab l’abbiamo definito un metà-album perché effettivamente è la prima parte di un lavoro che si completerà in inverno, con l’arrivo di una seconda. Intanto Rehab presenta 8 tracce, è giunto con pochissimo preavviso e ci consegna un Ketama preciso e consapevole come mai si era dimostrato prima. Lavoratore infaticabile, l’artista romano sforna a ritmi industriali produzioni proprie, video, collaborazioni: una mole di prodotti che varia molto e che soprattutto, nei mesi, si è distinta per la costante crescita, in positivo, del suo autore. Per assaggiare queste affermazioni, basta ascoltare Oh madonna, lo scorso disco di Ketama, uscito la passata estate e che raccoglieva novità ma anche molti tasselli di fasi precedenti che come detto, testimoniano il costante lavoro sempre in crescita del rapper. Ma ora con Rehab si ha l’impressione che il baricentro della creatività di Ketama si sia assestato, le idee sono più chiare e soprattutto più marcato è il profilo della proposta artistica che lui vuole offrire. Questa maturità è sancita anche dal fatto che oltre alla fucina fatta-in-casa Soldy Music, si sia affiancato al lavoro di Ketama la label milanese Asian Fake.

Il primo elemento di Rehab che balza subito alle orecchie è il grande infuso grunge e emo che Ketama ha iniettato nelle sue produzioni trap – e sottolineiamo sue, perché tutte portano la sua firma, con l’aggiunta in alcuni pezzi di collaborazioni molto ben riuscite. Queste componenti metalliche sono predominanti nell’album e si manifestano soprattutto nelle chitarre curate da Generic Animal in Rehab e Lucciole, in brani come S.Q.C.S. e Potrei, che è un omaggio diretto a Lil Peep. Ma le rielaborazioni di Ketama non finiscono qui, perché infatti in Con te, un brano che sembra una danza celtica, sono stati campionati i Black Sabbath, ma nello stesso beat alla fine dilaga un assolo di sax suonato dal padre di Piero. C’è poi tanto anche in filigrana, perché il titolo quasi d’obbligo rimanda al successo omonimo di Amy Winehouse, presente qui dalle parti di Ketama non tanto per influenza musicale ma simbolica. Più diretto invece è un riferimento testuale ad un’altra icona “noir” del pop, icona nostrana: “Se fossi nata donna sarei la Bertè” canta Ketama in S.Q.C.S., in cui al verso successivo poi menziona pure Califano, che torna anche in Misentomale in un verso che fa “Tutto il resto è noia“.

Altro elemento che poi ha trovato consapevolezza piena è il bagaglio di argomenti che Ketama tratta nei suoi pezzi, che al contrario di quanto annuncia in RehabNon ho contenuti perché sono vuoto dentro“, beh, dobbiamo smentire, gli argomenti ci sono, e spaziano anche molto. Come sempre “sesso, droga, amore” [Rehab] ma anche tanti temi alti, come il conflitto tra bene e male (o l’odi et amo di Angeli caduti), il rapporto tra la morte e l’arte (in Potrei), ma soprattutto centrale in questo disco è la coerenza come misura della vita, il far combaciare le parole ai fatti, “sono quel che sono / sono quel che faccio” [S.Q.C.S.], in ogni caso, in ogni dove, anche quando accade che “prima era pesto e trofie / ora chianina e ostriche” [Lucciole], o anche quando “Vendo pezzi ma adesso non spaccio” [Sporco]. Ciò che emerge nel paesaggio oscuro di Rehab è proprio questo infatti, un mondo in continuo cambiamento, contro cui è impossibile opporsi; e allora non resta che, anche con una certa violenza, mantenersi sempre uguali, anche se tutto intorno cambia. Si tratta questa di una visione che può sembrare una condanna a non mutare mai la pelle, ma anche questo è un valore, e Ketama con Rehab pare aver trovato una voce molto convincente per poterlo comunicare, e soprattutto libera (“Faccio quello che voglio” [Lucciole]). Una voce di un animale notturno, che spicca il volo quando cala il sole e tutti gli altri si ritirano nelle loro tane. “Brilliamo la notte come lucciole” [Lucciole].

Gran parte del funzionamento della formula di Rehab sta nel fatto che questa visione della vita, in primis è Ketama stesso ad adottarla, ed ecco perché si avverte che in questo lavoro c’è alla base un validissimo seme di identità. Seme che intanto sta germogliando, in attesa che possa uscire allo scoperto, nella sua totalità, con la seconda parte dell’album.

Intanto ci godiamo il congedo con cassa dritta con cui Rehab saluta l’ascoltatore.

Tracce consigliate: RehabMisentomaleCon te