Justin Townes Earle, classe 1982, nativo del Tennessee, è qualcosa di più di un semplice figlio d’arte. Evidentemente al destino non bastava avergli dato come padre Steve Earle, cantautore felicemente sconosciuto in Europa ma largamente apprezzato nella terra natìa e, nota di merito non da poco, vincitore di ben tre Grammy. Non bastava e quindi il padrino è stato niente di meno che Townes Van Zandt, indimenticabile e tormentato personaggio della scena country, tanto poco produttivo in quantità (nemmeno dieci album in trent’anni di carriera) quanto eccelso in qualità. Con questo background, Justin Townes poteva forse fare l’elettricista o l’avvocato?

Absent Fathers è il secondo capitolo ideale della coppia iniziata col precedente Single Mothers. Non sono titoli casuali, ovviamente: il piccolo Justin è rimasto da solo con la madre a soli due anni d’età. La copertina stessa riprende elementi dal precedente lavoro ma li rielabora in maniera opposta e speculare; laddove c’era un parco giochi colorato, la luce del Sole, due ragazzini forse neanche adolescenti stavolta c’è una virata verso il buio, toni cupi e dismessi. Il disco non marca invece grandi innovazioni dal punto di vista musicale: Absent Fathers è composto da una manciata di ballate scarne e sofferte, riassunti in quattro minuti di vite fallite, alla deriva, famiglie in pezzi. Non vale nemmeno la pena sottolineare quanto di ispirato (se non letteralmente autobiografico) v’è in questo album alla luce della storia personale dell’autore, che anni fa è passato e per fortuna è uscito dal tunnel della tossicodipendenza. “Wish I could say that I know you, cause Lord I want to understand” sono le prime parole della traccia d’apertura Farther from Me ed è già tutto parecchio chiaro.

L’andamento si barcamena con profonda conoscenza della materia fra country, blues e accenni R&B; a parte i momenti più intimisti e cupi (relativamente rari, per quanto riguarda la parte strumentale delle canzoni) non manca mai la capacità di coinvolgere l’ascoltatore non solo con le orecchie ma anche sfoderando ritmiche capaci di far battere il dito a tempo sulla scrivania e annuire ritmicamente con la testa. Call Yo Momma ne è un esempio lampante e la chitarra recita un ruolo da protagonista nell’animare la scena. When The One You Love Loses Faith sembra una canzone rubata al repertorio di Otis Redding e altrettanto nerissima ma ben più sgraziata e ruvida è Least I Got the Blues, amara raffigurazione per sommi capi della fine di una relazione della quale sono chiari solo i fallimenti e le ingiustizie subite. Ma per fortuna o purtroppo alla voce narrante, rimane il blues.
Tra gli episodi migliori Why, che in meno di due minuti e mezzo condensa domande alle quali non trova risposta e un riff di chitarra talmente canonico e stereotipato per le corde del country da risultare assolutamente perfetto.
Looking for a Place to Land mette la parola fine all’ascolto, con il suo testo cantanto strascicando le parole come in una serata nella quale si è bevuto troppo ed è un’ammissione di debolezza commovente. La vita sregolata non fa più per Justin, “I’ve crossed oceans, Fought freezing rain and blowing sand, I’ve crossed lines and roads and wondering rivers, Just looking for a place to land, Now I’ve climbed the heights most weren’t meant to understand now, I’m flying low, And I’m looking for a place to land” e quello che gli serve ora è soltanto tenere per sempre la testa a posto con la donna che ha sposato nel tentativo di costruirsi un futuro migliore del passato.

Absent Fathers non è forse il lavoro migliore che il nostro abbia prodotto, forse no. Ma rimane un lavoro che mette in scena una maturità decisamente piena e consapevole, sufficientemente adulta per guardare ad un passato non certo dorato senza volgere lo sguardo altrove ma affrontando con la sei corde i propri demoni, sufficientemente esperta per giocare con la musica come farebbe un professionista con molti anni più di lui.
Con capacità e sensibilità simili di fare musica, Justin Townes poteva forse fare l’elettricista o l’avvocato? Decisamente no.

Tracce consigliate: Least I Got the Blues, Looking for a Place to Land.