Assunto numero uno: non siamo nel 1994. Questa cosa è facilmente verificabile tramite il tuo cellulare, un computer o qualunque apparecchio che abbia una connessione ad internet; cioè tutto a parte, forse, mutande e calzini. Assunto numero due: se a vent’anni riempi i locali, i tuoi video fanno milioni di visualizzazioni e persone da tutto il mondo aspettano l’uscita del tuo nuovo album, qualcosa saprai fare.
Ok, questa cosa non è sempre vera (I see you, random X-Factor boy band), ma in questo caso sì. Joey Bada$$, anni venti appena compiuti, qualche mixtape alle spalle, nel roster della Cinematic Music Group assieme a tipi come Big K.R.I.T e Mick Jenkins, è una bestia al microfono – senza girarci troppo attorno. Ad eccezione di qualche riferimento più o meno casuale al cosmo e l’universo tutto, i temi trattati sono i soliti: il rap, l’hip hop, la vita di un adolescente afroamericano a Brooklyn, il rapporto con la religione, quanto sia importante essere il king a New York e cose simili, che tanto l’inglese non lo sai quindi puoi passarci sopra, magari rischi di perderti un paio (di migliaia) di giochi di parole, ma almeno puoi apprezzarne il flow e la cattiveria che nel blocco centrale (Belly of the beast, No. 99, Christ Conscius) sono espressi al meglio, perfetti per andare in giro annuendo e guardando torvi la gente. Ognuno ha i suoi gusti.

Altro punto centrale sono le citazioni: Big L, Wu-Tang, Gang Starr, Tupac, B.I.G, potrei continuare così veramente a lungo, e sono artisti che cita quasi in ogni traccia. Così torniamo all’assunto inizale: cosa significa che non siamo nel 1994? Ecco, esclusi cinque, forse sei, pezzi i restanti undici (sì, diciassette tracce della durata media di quattro minuti, se escludiamo uno skit) suonano esattamente come se fossero stati registrati nei primi anni novanta, e non saranno un paio di batterie col tempo raddoppiato (Escape 120) a cambiare le cose. Ora, io sto a Bologna e so che i ragazzi intorno a me non la pensano così, ma non è un pregio che il tuo disco sembri uscito vent’anni fa, non se tu hai vent’anni e questo è il tuo primo album, non se tu sei veramente bravo e avresti la possibilità di fare molto di più. Tra l’altro tra una produzione di Premier e una di J-Dilla spunta Hit-Boy che, se il nome non vi dovesse dire nulla, ha prodotto un paio di pezzi a caso tipo Goldie, Niggas in Paris e Backseat Freestyle. Vi sfido ad ascoltare l’album e capire quale base sia sua senza controllare.

Così me lo ritrovo nelle cuffie mentre faccio altro, ricordandomi ogni tanto di skippare (O.C.B. mi spiace, ma non ti sopporto) o di urlare “say my name” un paio di volte ai miei coinquilini. Lo ripeto, lui è veramente bravo ed è impossibile storcere il naso, ma in sessanta minuti un buon terzo è di una piattezza desolante. Sorry Jozif, sei giovanissimo, magari al prossimo giro tiri fuori un classico.

Tracce consigliate: Christ Conscius, No. 99.