Intendiamoci: di Justin Vernon ne esiste solo uno. Purtroppo o per fortuna. E forse di Bon Iver non sentiremo più parlare per un bel pezzo. Però non possiamo che notare quanta eredità abbia lasciato il nostro amato Giustino, sia per quanto riguarda la sua barba importante (vedasi il surrogato Chet Faker) sia per quanto riguarda le sue commoventi sonorità.

Tra gli eredi più rilevanti si colloca proprio James Vincent McMorrow, un talentuoso cantautore irlandese; ed in quanto irlandese nelle sue vene scorre per il 50% whiskey e per il restante 50% folk. Il suo debutto risale al 2010, con l’album Early In The Morning, (disco di platino in UK, giusto per intendersi) scritto e registrato in completo isolamento: un album molto intimo, con punte altissime come We Don’t Eat.
Su questo stile il folletto irlandese rilascia agli albori del 2014 il suo secondo lavoro, Post Tropical.

Al primo ascolto sembra che niente sia cambiato; il falsetto di McMorrow, le atmosfere ovattate ed intime, tutto è come lo avevamo lasciato. Ma, se da una parte è vero che con la sua chitarra James Vincent riesce a creare delle belle sonorità, dall’altra vediamo come non disdegni anche l’ausilio della componente elettronica. E forse proprio questo è uno dei suoi punti forti: in una scena musicale in cui l’ausilio dell’elettronica è divenuto ormai imprescindibile, lui riesce abilmente nell’intento di fonderne alcuni elementi con le sue classiche armonie acustiche.
La track list è ben organizzata, l’album non viene a noia e non cala di intensità, aprendo con Cavalier (già rilasciata insieme all’annuncio dell’album) e raggiungendo la vetta più alta già alla #3, Red Dust.
In realtà però non è rimasto tutto al 2010, e la maturazione si sente in Look Out con quel riff di piano mandato in loop a scandirne i ritmi, un po’ alla James Blake per certi versi.
Degne di nota, inoltre, la title-track, caratterizzata da una strofa ossessiva e trionfale che sfocia in un bellissimo arpeggio finale, e la closing track Outside, Digging un puro esercizio vocale accompagnato da un lentissimo motivetto di piano.

Non sappiamo se ed in quali classifiche di fine anno comparirà questo album, ma una cosa è certa: con quel fenicottero e quel font un po’ sfigato non lo ricorderemo certo per la sua copertina.
Il 2014 si apre dunque con una sorta di ritorno alle origini, e lì dove Justin Vernon ha tracciato la strada col progetto Volcano Choir, James Vincent McMorrow prova ad insinuarsi e ad ingraziarsi quella parte di pubblico.
Unica raccomandazione: se siete sull’orlo del suicidio, NON mettete su questo disco.

Tracce consigliate: Red Dust