howlingEtichetta: Monkeytown Records / Counter Records
Anno: 2015

Simile a:
George Fitzgerald – Fading Love

The Acid – Liminal
Moderat – II

Quivi, secondo che per ascoltare,
non ave a pianto mai che di sospiri,
che l’aura etterna facevan tremare”

Nel suo limbo Dante dipinge una schiera di anime sospiranti che dimorano in una valle profonda e buia, oscurata dalla luce Divina. È la casa degli spiriti che non hanno potuto conoscere la grazia dell’Altissimo perché non battezzati e per questa e nessun’altra colpa non risiedono in Paradiso. Vi abitano alcune delle menti più brillanti dell’antichità come Omero, Orazio, Ovidio e Lucano. Il Limbo è, in breve, una zona ieratica di sospensione, dalla quale non si può fuggire, tranne che in rarissime occasioni per grazia divina.

Il tema lustrale fa indubbiamente capolino analizzando il primo album del complesso elettronico degli Howling, loro debutto sulla lunga distanza, a partire dal titolo Sacred Ground e lungo tutto l’ora abbondante del percorso sonoro, snodato in 12 tracce, intrapreso dalla band. Facciamo un passo indietro e fingiamo che Dante, accanto ai vari poeti classici, posizioni nel suo quarto canto dell’inferno questo gruppo ai più sconosciuto, vi si avvicini e intraprenda parte del suo cammino con i due componenti e ideatori del progetto, l’australiano Ry X (già membro degli Acid) e il tedesco Frank Wiedemann, leader del duo techno Âme e proprietario (insieme a Dixon) della label Innervisions . Nel frattempo nell’aria vibrano le note di Sacred Ground. Immedesimandomi nel divin poeta questa è l’impressione che egli ne trarrebbe: “mi domando che spiriti son questi e chi di lor suona sù ne la vita e grazia acquista in ciel che sì li avanza. Codeste note rimembrano compagnie dell’elettronica armonia e adunano con loro salutevol musiche popolari. La loro schiera cerchia innumerevol savi e giunge in prati di fresca verdura”. Dante coglierebbe nel segno e nel profondo le vaste influenze che segnano il passo del binomio Ry-Frank.

A metà strada tra pop, elettronica e rock, con una ricerca oserei dire ossessiva del suono curato e limpido, il primo lavoro degli Howling si posiziona in una sorta di limbo sonoro. Ma nella musica non esistono né paradiso né purgatorio né inferno. Esistono solo consonanze che a secondo del gusto musicale dell’ascoltatore si avvicinano più o meno alla tanto agognata perfezione. Ecco che allora la metafora dantesca dei prati di fresca verdura si accosta delicatamente alla quintessenza dell’indagine musicale della coppia germanico/australiana.

Un percorso che alterna l’incedere post punk del basso presente in Stole The Night alla sperimentazione tipicamente elettronica delle drum machine della meravigliosa X Machina. In Sacred Ground coesistono potenziali singoli radiofonici come l’iniziale Signs e spazi dove i suoni (si badi bene, non la melodia, ma i suoni in sé e per sé) si ampliano e si ristringono a seconda del gusto dei due artisti come in Zurich e nella celestiale Short Line. Ma l’albero delle capacità del duo non è composto da una limitata tiratura e sa ramificarsi verso altre forme di composizione, denotando una forte incrinatura a modellare il proprio suono, utilizzando questo tipo di trasformazione come fattore decisivo per il buon esito del prodotto finale.

Ecco così che nelle successive tracce ci poniamo di fronte in successione; all’incedere techno e house di Quartz, in cui viene fuori l’orientamento del bagaglio artistico di Wiedemann e che dimostra affinità con un sound molto in voga al momento (l’ultima uscita di George Fitzgerald su Double Six Recordings vi dice qualcosa?). Alla sacrilega Forest, che assomiglia all’immagine di un fedele che alle 11 della domenica mattina si presenta alla messa mattutina in after dal sabato sera. Al seguente arpeggio di chitarra della ballata rock Howling che, come volevasi dimostrare, marca la già citata capacità di trasformazione elencata sopra tramutandosi in un synth che ricorda una scala di ebano colorata di elettronica. Ma c’è spazio ancora per i sapori vagamente dream pop della conclusiva Lullaby che accompagna l’ascoltatore in un finale costituito da un crescendo di suoni sospirati e sognanti.

Proprio come gli abitanti del limbo dantesco, proprio come il loro desiderio di assaggiare sulla propria pelle la luce divina. Fossi stato in Dante e calandomi nella parte di Dio agli Howling concederei questo privilegio.

Tracce Consigliate: X Machina, Short Line