L’electropop non accenna a morire, lunga vita all’electropop. Ma non solo.

Silver Eye è Alison Goldfrapp e William Gregory insieme per la settima volta, incredibilmente incapaci di mantenere una linea retta nello sviluppo della personalità del progetto e proprio per questo capace di sopravvivere a mode e tendenze estemporanee, dimostrandosi capaci tanto di ripescare elementi utili dal proprio passato, rielaborandoli e rimettendoli in circolo, quanto di inserire novità nel suono e tutto ciò senza mai snaturare l’idea dietro il nome Goldfrapp. Ispirazione artistica forse non sempre ai massimi livelli ma rare le cadute di stile vere e proprie.

What is ‘Silver Eye’? It’s a hybrid of things to do with antropomorphism, mysticism, the elemental – those are the themes of the album. Those are things that have been on Supernature, and they’ve been there throughout really. I suppose with this album we go further into the idea of the elemental – earth, fire, water – and mysticism, Paganism to a certain degree, and dreaming. They’ve been there on all the albums in varying degrees but it’s much more focused on this album.

Le aspettative dopo il cupo e minimale – e mai copertina fu più adatta – Tales of Us erano legittimamente alte ma altrettanto legittimo era non sapere cosa aspettarsi. Le attese sono state spezzate dal singolo e apripista Anymore. Venti secondi di ascolto ed è già impresso il marchio Goldfrapp, indelebile all’arrivo del ritornello: già, il marchio Goldfrapp, ma quale marchio? Di sicuro non quello lasciato sul predecessore bensì un ritorno spudorato alle sonorità di inizio carriera, le stesse che hanno lasciato ai posteri quelle perle di electro-clash in gonnella che sono Strict Machine, Train e molte altre. Anymore si candida rapidamente a diventare la Ooh La La del 2017 e questo è fuor di dubbio un bene: fra testo e musica c’è un sufficiente grado di adorabile banalità e ignorante paraculaggine da rendere praticamente impossibile da disapprovare la scelta di farne la locomotiva dell’album.
C’è però troppa strada alle spalle del duo Goldfrapp-Gregory per spingere il piede sull’acceleratore della gazzarra elettronica senza guardarsi intorno; dopo una Systemagic che ricorda quasi (quasi!) certi Daft Punk ecco la prima sorpresa. Tigerman, traccia d’ambiente e ispirazione prettamente “lunare” – si legga sopra per maggiori dettagli ma non per maggiore chiarezza – cambia decisamente le carte in tavola, tornando a viaggiare sui binari del succitato Tales of Us.
Ancora più gelida, ancora più lontana, ancora più minimale e forse ancora più bella è Zodiac Black che, non credo sia un caso, gode della co-produzione di Bobby Krlic aka The Haxan Cloak con i – pochi – suoni che sembrano provenire da dietro un muro di ovatta anzi di pece.

Should I know?
Should’ve known that
They’ll be coming right back
Through the ripples of black

Altri momenti di alto livello e alto godimento si respirano su Beast That Never Was ma la massima attenzione va posta per Moon in Your Mouth, incredibile ciliegina sulla torta, talmente bella e profonda da rendere quasi coerente la bizzarra spiegazione dietro la tematica legata all’astro d’argento di cui sopra. Si scherza, ma veramente da soli questi quattro minuti diventano un valore aggiunto notevole all’album: c’è tutto il romanticismo sintetico e al contempo vivissimo del quale sono sempre stati capaci i nostri ed è impossibile non immaginarsi, in compagnia di chi lo lascio decidere a voi, a fissare una pioggia di comete con questo diamante piovuto da chissà dove in sottofondo, con i suoi synth freddissimi che arrivano dritti come stoccate al cuore. L’idea ve l’ho data, alla notte di San Lorenzo manca ancora un po’, cercate di ricordarvene.

I’m alive
I feel the blood
See stars in your eyes
Every cell in this shell
Lights a light

So, hold me now
And don’t let go
We started something
We’re alive

Ocean cerca di replicare la magia per chiudere con una coppia da en plein ma è un gioco che non riesce di nuovo e a noi tutto sommato va bene così. I Goldfrapp vincono sempre e a fine ascolto le critiche stanno a zero, rien ne va plus, les jeux sont faits. Non resta che ripartire da capo.

Tracce consigliate: Tigerman, Moon in Your Mouth