Boat Studio/Micah Lidberg/She Was Only: le tre anime che hanno realizzato copertina, illustrazioni e sito web per questo album. Un (capo)lavoro di design che ha perfettamente ricreato il suono della band e del disco sotto forma di grafica: nel mezzo del cammin’ di nostra vita ci ritrovammo pe’ una giungla oscura (non a caso il titolo Zaba deriva dal libro di William Steig, The Zabajaba Jungle).
Il disco si sviluppa sulla ceneri di An Awesome Wave degli Alt-J, che pian piano vengono sparse nella giungla di cui sopra, talvolta attraverso riti religiosi di tribù antiche (Flip, Walla Walla) talvolta accompagnati dai versi di animali vitrei multicolore (JDNT, Pools, Gooey). Un viaggio che incuriosisce e che migliora se lo si ripete: ad ogni nuovo ascolto distinguiamo nuovi strumenti, nuovi suoni, nuovi colori e nuove sfumature che non fanno altro che migliorare l’esperienza, anche durante i momenti in cui la foresta si infittisce e rende tutto poco luminoso (Wyrd, Intruxx, Cocoa Hooves).
Era il 2012, quando il quartetto di Oxford rilasciò il suo primo EP Leafling, riuscendo a farsi notare (e piacere) da Paul Epworth, che decise di produrre il primo LP e di pubblicarlo per Wolf Tune, nonché l’etichetta di cui è proprietario. Il tocco del pluripremiato-produttore si sente parecchio: i ritornelli super-catchy e le melodie pop ben strutturate rendono l’ascolto di una facilità estrema, anche per chi non ha idea di cosa sia il palm-muting (uso sconsiderato da parte di Dave) o di chi siano i Foals.
Un bel disco d’esordio quello dei Glass Animals, che difficilmente troverà ostacoli nel proporsi, nel piacere e nel vendere perché influenzato da più generi: le chitarre sono puro indie di fine anni 00s (Wild Beasts e Foals su tutti), le percussioni tribali arrivano fino ai migliori momenti di SBTRKT e i pad-synth in sottofondo profumano del nu-rnb di Chet Faker, SOHN e compagnia bella. Ce n’è davvero per tutti i gusti. Ce n’è specialmente per quelli che si aspettavano qualcosina di più dall’ultimo album degli Alt-J.
