Ci sono voluti solo due anni perché i Glass Animals uscissero da Zaba, quella giungla perfetta, scura e sensuale che, strumenti alla mano, loro stessi avevano creato. Già dalla copertina di questo How To Be A Human Being (un progetto grafico ancora una volta curatissimo) si percepisce infatti un cambiamento, una evoluzione di intenti, sebbene la realizzazione non tradisca mai, di fatto, le aspettative e i trascorsi della band di Oxford.

Già Life Itself, primo singolo estratto (con annesso video bellissimo e un milione di views in un mese), si costruisce su delle percussioni che sono ovvia prosecuzione del percorso iniziato proprio con Zaba; la differenza sostanziale sta però nelle aperture molto più ariose rispetto al passato, nei ritornelli sorretti e sospinti di sintetizzatori protagonisti che si elevano definitivamente a lead acidi nel finale. Lo stesso discorso vale per Youth, singolo pressoché perfetto che fa della voce di Dave Bayley l’elemento trainante di tutto: controcanti, synth/flauti, un riff semplice e accattivante, le solite percussioni; è subito tormentone (un altro video pregevole, episodio successivo a quello di Life Itself, e un altro milione di visualizzazioni). Tra 8 beat e bassi analogici, invece, Season 2 Episode 3, terzo singolo, riprende il filone minimalista degli esordi rivestendolo però di una gioiosità pacata di certo non memorabile. Ci pensano Pork Soda, Cane Shuga e Polar St ad alzare l’asticella del coinvolgimento: tra arpeggiatori, riff di chitarra, canti perfetti e cori, le canzoni sembrano ergersi da sole, in un processo spontaneo e mai forzato né tanto meno costruito a tavolino, sino al punto di rottura che si tramuta immediatamente in una melodia o in un ritornello anthemico, di quelli che li senti una volta e ti si incollano nel cervello. Stessa sorte per i climax cinematici della conclusiva e serenamente ondeggiante Agnes e per The Other Side Of Paradise, la perla del disco, tra synth corposi e percussioni 2step, tra stop-and-go e attese, che, in sordina, imbastiscono i presupposti per un’esplosione tanto perfetta quanto genuina.
Anche la componente testuale non è mai banale, e anzi è uno dei pilastri portanti della musica dei Glass Animals. Le parole creano un sofisticato intreccio all’interno dei pezzi che, anche per questo motivo, non scadono mai nel motivetto pop da fischiettare.

Essere tra i più bravi nelle foreste intricate e lontane è cosa facile; riuscire a mantenere un elevato standard qualitativo anche nel mondo occidentale, quello popolato da umani, è ben altra cosa.
I Glass Animals, però, con il loro mix di melodie, arrangiamenti e cura maniacale dei suoni e dei dettagli – non solo musicali ma anche visivi –, si confermano una delle band più floride e autentiche del panorama contemporaneo.
Il sole sta sorgendo, la vegetazione si dirada, il clima è meno umido: la festa può iniziare.

Tracce consigliate: The Other Side Of Paradise, Agnes