02a97b8f-0349-4c3c-9418-8a8f8f9a9f35_1024x1024Etichetta: Tough Love Records
Anno: 2015

Simile a:
Iggy Pop – The Idiot
Iceage – You’re Nothing
Veronica Falls – Bad Feeling

Irlanda, 2010, in una giornata buia e troppo silenziosa, con il cielo coperto di nuvole basse, i Girls Names hanno fatto la loro comparsa con un progetto dal nome quantomeno curioso. Rimasti sulla scena musicale da quel giorno con l’etichetta, a tratti infamante, dell’indie appiccicata addosso e senza che il genere li rispecchiasse davvero.
Dopo numerosi pregevoli lavori sono finalmente riusciti nell’intento di creare un’estetica riconoscibile e ben definita nella quale hanno recuperato le intenzioni di The New Life (2013), ricreandole, o meglio, trasformandole fino a dare un nuovo oscuro volto alla loro produzione. Questo olimpico processo di ristrutturazione sonora si risolve in linee di basso messe a nudo, chitarre rappresentanti di politiche meccanomorfe, sulle quali spicca la cavernosa ed affascinantissima voce di Cully figlia baritonale di Nick Cave e Ian Curtis, un taglio violento con le precedenti reminiscenze noise-pop. Il tutto confluisce nel loro nuovo decadente lavoro: Arms Around Vision.

Reticence, traccia d’apertura, è un bombardamento sensibilistico sin dai primi secondi, le chitarre s’esprimono metalliche e sinistre prima di accendersi in una variazione che lascia spazio alla voce di Cully per esplodere, l’insieme è sorretto da suoni che si fanno più leggeri ed accattivanti, spiccano luminose le note ostinate alle tastiere, per poi ripiombare in quel post-punk, pura aggressività, nuova e incredibile cifra stilistica della band. Sin dal primo brano si intuisce la logica circolare dell’album: tracce che prima t’aggrediscono, agganciandoti e poi ti sollevano leggero per poi ributtarti a terra con forza.
Tracce come Obsession e Convalescence riescono a creare splendide interruzioni nella narrazione, inserendosi come altri capitoli, dimensioni dalle texture sonore differenti nelle quali l’oscurità si contrappone a momenti di luminescenza a cavallo tra noise e shoegaze.
Chrome Rose è una traccia che fiorisce lentamente: dapprima chitarre cicliche e vorticose stregano l’ascoltatore attirandolo nelle profondità del brano nelle quali si svelano dei cori crescenti, quasi ululati lontani che danno al brano uno straordinario risultato ipnotico.
In Malàga invece permane a tratti qualche pennellata residuo dell’estetica di The New Life, ri-trasponendo i moduli razionali e segmentati di Drawing Lines a nuovi livelli compositivi nei quali le vigorose plettrate al  basso diventano il legante più straordinario e come cemento tengono su tutta la traccia dandole carattere, il tutto viene poi contornato da un bordo di vellutata malinconia.

Tutto l’album è un eccellente esempio di una coesistenza equilibrata tra i vari pezzi che lo compongono: la loro capacità di allacciarsi reciprocamente l’uno all’altra, quasi una scrittura continua, è qualcosa di stellare. Assieme alle sonorità, così fa il significato dei testi che può assumere tantissime letture, pronte ad essere svelate più in profondità ad ogni ascolto, accendendo l’album di più dimensioni, che spaziano tra reminiscenze anni ’80 a profondità marine.
Sapete qual è il premio se ascoltate i Girls Names? È che state ascoltando i Girls Names e questo album è un premio per chi lo ascolta.

Tracce consigliate: Reticence, Chrome Rose