Sono passati quattro anni dal mio primo incontro con i Future Islands. Un’altra città, un’altra persona, ma come  i migliori incontri, il ricordo è vivido e la sensazione presente.

Ancoratosi saldamente nella mia testa, In Evening Air, secondo album del trio di Baltimora, raccontava “qualcosa di più” rispetto al solito. Varcata la portatre ragazzoni dall’aspetto curioso. La malinconia del pomeriggio narrata attraverso un synth-pop ruvido; una voce, quella di Samuel T. Herring, difficile da dimenticare. Poi decidi di guardare da dove tutto è partito e scopri  il debut album Wave Like Home, una perla, nera quanto rara. Non resta altro che lasciarsi andare, cantastorie dell’assurdo, un ironico dramma in testi e musica, ipnotizzati dallo sguardo beffardo e dalle movenze sbilenche di Samuel.

Le cose però cambiano. Nel corso degli anni le sonorità della band sono state smussate, una trama più complessa e allo stesso tempo più sottile e delineata a costruire brani sempre più articolati. La voce di Samuel si fa via via meno rauca senza però perdere il suo mordente; gli anni 80 al neon di  Escape Artist sono oramai un ricordo lontano e lasciano spazio ad un più ragionato ed equilibrato Pop dal sorriso spensierato.

Arriviamo così all’uscita di Singles, ultimo album della band americana firmato 4AD. Il disco, prodotto da Chris Coady, si apre con Seasons (Waiting on You), singolo che grazie  alla recente performance al Letterman introduce la band al grande pubblico. Scopriamo così che le cose sono cambiate per davvero: ai tre storici ragazzoni si va ad aggiungere Denny Bowen, un batterista in carne ed ossa di cui forse non si sentiva la mancanza. Quello che non cambia però è la granitica figura di Samuel, psicopatico, narcisista, innamorato del palco e delle storie che non riesce a contenere; in costante bilico, rabbia e sconforto, interpretazione e vissuto, uno, se non il più grande frontman degli ultimi anni. L’album continua con Spirit, una ragazza cammina veloce lungo il marciapiede accompagnata dalla magistrale linea di basso di William Cashion, “Don’t let them cast a role for you”, spiriti liberi. Dalla finestra uno spiraglio di luce, gli anni 80 di Sun in the Morning  invadono la stanza scaldando il cuscino. Segue Doves, nostalgioco inno alla pace con il suo “ooh baby don’t hurt no more”. I malinconici synth di  A Song For Our Grandfathers, l’eterna dichiarazione d’amore di Like the Moon e la solitudine di Light House e Fall From Grace che esplode ancora una volta nella voce di Samuel a ricordare l’enorme  bagaglio emotivo di cui si fa portatrice la band americana. A Dream of You and me, secondo singolo estratto dall’album a darci l’ultimo saluto; intro balneare per uno dei pezzi migliori dell’ultima fatica di Samuel e soci. I synth di Gerrit, impeccabili come sempre, accompagnano William che questa volta partorisce una linea di basso magistrale che ci introduce al climax emotivo del brano, ” If you wait, if you wait for the morning”, una sensazione che rimarrà con voi a lungo. Una narrazione piena e coinvolgente insomma, in cui però mancano il silenzio e l’intimità di brani strumentali come Open e Pangea di cui non possiamo che avere nostalgia.

Insomma Singles è un buon album. Minuziosamente curato nella forma e nella sostanza si pone come degno successore di On The Water;  manca però  quello strato di polvere e periferica desolazione che caratterizzava i precedenti lavori della band, lasciando non del tutto soddisfatti. L’ultima fatica dei Future Islands rimane comunque un’ottima opportunità per avvicinarsi a una delle realtà più interessanti degli ultimi anni e per fare la conoscenza di Mr. Herring, dando magari lo spunto per andare ad approfondire le passate produzioni. In attesa del live e sperando che questa volta il nord Italia sia contemplato, accettiamo le tue scuse Samuel e ci consoliamo così.

Tracce consigliate: A Dream Of You and MeSeasons (Waiting On You)