“Ci siamo rinchiusi per dieci giorni in una casa sulla cima di un gigantesco albero isolati dal mondo e anche da noi stessi, stufi della quotidianità fatta di chiacchiere. In mezzo al verde ci siamo interrogati su come si faccia a restare soli al giorno d’oggi, anche solo per un po’. L’assenza di segnale sui nostri telefoni e l’impossibilità di connettersi alla nuvola del web ci hanno permesso di ritracciare i confini della sincerità verso gli altri e verso noi stessi per poter apprezzare, con tanta più leggerezza, quello che ci ha regalato questa nuova era digitale. Ispirati da grandi anime, ben più grandi delle nostre, ci siamo appartati per creare qualcosa che parlasse la lingua della verità“.

Questa la dichiarazione della band, che, insieme ad un teaser pubblicato a gennaio su youtube precede l’uscita de In Primavera. Loro sono i Foxhound, formazione torinese che, nonostante l’età, può ascrivere al novero dei propri successi il precedente Concordia (2011), e la partecipazione al Primavera Festival dell’anno scorso, vantando il piacevole record “più giovani italiani al Primavera”. Non stiamo grazie a dio parlando di una di quelle formazioni giovanissime che deve i propri successi ad un’accorta e sistematica iper-produzione, ma ad un combo sincero e produttivo, capace come pochi di rimediare le proprie influenze e farle confluire in un sound nuovo assolutamente interessante. Un po’ di indie rock classico, qualche sbavatura anni 70, deliziosi chitarrismi e ottime armonizzazioni vocali sono i punti forti di questo lavoro, i cui numi tutelari sono, con gioia e fatica di noi recensori, abbastanza difficili da identificare: non appartengono al nuovo scoglionante cantautorato italiano, non fanno parte della scena indie-sfiga né di quella pesarese. I Foxhound sono un caso che fa a sé, e si inserisce nel panorama nostrano (che per quanto giovane tende tristemente alla rigidità e alla canonizzazione); cosa della quale c’era francamente un gran bisogno. Tracce come Erase Me sottolineano la bravura della formazione torinese nel confezionare squisite linee pop, messe insieme con la naturalezza di una formazione giovane e feconda, tanto quanto la traccia di apertura All Alone On My Own parla chiaro sulle capacità di arrangiamento: sono bravi, tanto. La terza traccia Fitness è un altro caso esemplare di buon arrangiamento e composizione; e proseguendo, tra la potente linea di basso di Out e le riuscite orchestrazioni di Gasulì, non possiamo negare di avere a che fare con un disco estremamente vario e riuscito. Nella secondo parte del disco ci sono il validissimo singolo Summer Yeast, That’s the Sky e My life is s cool, che non smentiscono assolutamente in discorso fatto poco sopra.
Non stiamo parlando del disco dell’anno né di un lavoro che entrerà nell’olimpo musicale contemporaneo, ma di un progetto originale ed efficace; una formazione giovanissima e promettente, che non essendosi inserita “sulle orme di” è forte di una bravura debitrice a nulla e nessuno. Sono giovani e capaci, e data la rarità delle qualità sopra elencate anche non poco coraggiosi: lasciateli lavorare, e teneteli d’occhio.

Tracce consigliate: Erase Me, Fitness