Non è facile riuscire a mantenere la calma quando si parla di uno degli artisti più influenti della scena musicale degli ultimi, oramai, dieci anni. E non era neanche facile mantenere basso l’hype in questo caldissimo autunno 2014, periodo in cui l’album di FlyLo si propone pesante come un macigno a catalizzare verso sé tutta l’attenzione mediatica del caso. Li avevamo già avuti dei sentori, avevamo già saputo tramite The Gaslamp Killer che ci sarebbe stato molto della componente jazz (mai, a dire il vero, disdegnata) e che le percussioni sarebbero state egualmente parte fondante di quello che si preannunciava come uno degli album migliori di quest’anno. Avevamo avuto poi la release del singolo Never Catch Me con Kendrick Lamar, ma era ancora tutto troppo poco, troppo poco per giudicare chi ci aveva abituato non a delle hit, ma a delle vere e proprie opere, partendo da quel capolavoro che era Los Angeles fino ad Until The Quiet Comesopere che in quanto tali vanno considerate nel loro insieme.

Sarò chiaro fin da subito: You’re Dead! mi ha deluso. Esattamente: questa volta non sono riuscito a gridare al miracolo, non l’ho trovato una panacea per ogni male, non lo potrò annoverare tra anni tra le pietre miliari della mia conoscenza musicale, insomma non è stato il ritorno di FlyLo che speravo. Per carità, quando si parla di musicisti di questo calibro è sempre bene sciacquarsi la bocca, perché non si può dire che abbia fatto un album di merda o che non sappia più fare il suo mestiere. Cosa c’è che non va? Come spesso accade, anche in questo caso sono i dettagli a fare le differenze. Questi dettagli stanno nel fatto che You’re Dead! è un album sostanzialmente inconcludente, a tratti noioso. Sfruttando lo stesso espediente del precedente Until The Quiet Comes, mr. Ellison produce quaranta minuti di musica scompartimentandoli in 19 brani dalla durata media di due minuti, ed è per questo che non ha senso (per la maggior parte) parlare di singole tracce. La componente jazz è da considerare più vicina al fusion ed emerge prepotentemente già dalla opening Theme,  per proseguire in Tesla dove le proverbiali atmosfere sognanti vengono a galla, così come la proclamata cura maniacale per le percussioni. Lo schema compositivo di queste tracce, almeno per altri 5 minuti, ricorda molto da vicino un J Dilla un po’ distratto, un po’ insicuro. Si giunge poi però a Never Catch Me singolo già rilasciato che vede la partecipazione di niente meno che Kendrick Lamar, e qui sì che si ragiona; Never Catch Me è il Flying Lotus che volevamo, che mischia sapientemente tutti gli ingredienti che sa usare e spezza il ritmo di un You’re Dead!  che vede subito dopo un featuring (di qualità un po’ inferiore) con Captain Murphy Snoop Dogg in Dead Man’s Tetris. A chiudere questo trittico ritmico ci pensa Turkey Dog Coma, in cui le percussioni sincopate e un solo di chitarra, tra percussioni e flanger, la fanno da padrone. Ma dopo questa estate di San Martino tornano i vecchi sentori (eccezion fatta per l’emozionante soul intimo di Coronus, the Terminator) senza un vero e proprio nuovo picco, tra vari filler ed espedienti meno riusciti, come la seconda (inquietante) partecipazione con Cpt. Murphy in The Boys Who Died In Their Sleep.

Si ha, una volta concluso l’ascolto, la sensazione che questa volta Steven Ellison non ce l’abbia messa tutta, ed abbia solamente firmato un compitino sicuramente ottimo nella produzione, ma freddo dal punto di vista di contenuti e, sostanzialmente, noioso. Non c’è niente che ci faccia dire che You’re Dead! sia un album brutto, ma niente allo stesso tempo che ce lo farà ricordare; è un po’ come un ovo sodo che non va né in su né in giù”. Se i tre LP precedenti ci avevano colpito, ognuno per aspetti diversi, quest ultimo si qualifica come una summa artistica dei tre, andandosi però a collocare in un gradino di molto inferiore. Che peccato.

Traccia consigliata: Never Catch Me.