Gli album che contengono assieme citazioni di Kubrick e allusioni alla droga sono solitamente di una noia mortale (non ho statistiche per provare questa affermazione). 3001: A Laced Odissey parodizza (cita) già dal titolo uno dei più noti film di Kubrick, e ruota in modo ossessivo attorno all’erba e gli acidi. I Flatbush Zombies (che, assieme agli Underachievers e ai tipi di Pro Era, tutti di Flatbush, Brooklyn, facevano parte della Beast Coast) sono noti soprattutto per la loro attitudine weird, per cui una combinazione simile stupisce poco,  ma cosa ne viene fuori?

Provare a contare le volte che all’interno del disco qualcuno nomina una droga o accenna al fatto che stia fumando o sia sotto allucinogeni è un esercizio stancante, ma anche ad un ascoltatore distratto è lampante la ripetitività dei testi, che si spingono in poche altre direzioni: l’autocelebrazione e qualche accenno a mondi paralleli o all’inferno, con la fastidiosa dissonanza tra le banalità che spesso si sentono e il tono quasi profondo con cui vengono pronunciate; si prenda il ritornello di R.I.P.C.D. ad esempio: “R.I.P. to the CD can’t even play my hits/Cause new computer shit without the means to play the shit/We love to boost the speed, We love the memory/It got me feeling like we nothing like we used to be“. Ok, i nuovi Mac non hanno lo scomparto per i cd, e i vinili allora? Le cassette?
Il limite più grosso dei Flatbush Zombies è quello di volersi chiudere all’interno della cultura psichedelica, rimanendone poi sulla superficie. La qualità è indubbia, ma andrebbe declinata in altri modi.
Messe da parte le considerazioni sul valore delle liriche, i ragazzi sanno rappare, e nonostante non si possa dire la stessa cosa dei testi, le personalità dei tre sono diversissime e distinguibili. Migliorati moltissimo dagli esordi, la fusione con le produzioni di Erick The Architect funziona benissimo, creando dei loop ipnotici (New Phone, Who Dis?) o martellanti come in Your Favorite Rap Song. Il grosso del merito va quindi proprio alle produzioni, che si mantengono attorno al cloud rap ma con una qualità che non ha pari nel genere.
Altra cosa riuscita benissimo è l’idea di aver scritto un disco compatto ed omogeneo (da Fly Away a Smoke Break potrebbe esserci un pezzo unico senza problemi) e non una raccolta di pezzi, considerato in quanti (dopo svariati mixtape) non riescano a cogliere la differenza tra i due, è un particolare non da poco.

3001 è un bel disco, manca a volte di inventiva ma non è mai stucchevole, suona proprio come dovrebbe suonare ed è una prima prova notevole. Se i tre continueranno a crescere in questo modo c’è solo da chiedersi cosa verrà dopo.

Tracce consigliate: Your Favorite Rap Song, Smoke Break