Brute è probabilmente l’album più banale e meno ispirato di Fatima Al-Qadiri in questi ultimi cinque anni. Pur partendo da un argomento di grande attualità e interesse (la violenza e gli abusi di potere da parte della polizia, che si contrappone alla rabbia dei maifestanti) e con un background tutt’altro che scontato, Fatima non riesce a trarre nulla di veramente nuovo o significativo e i temi (assieme alla musica stessa) restano a galleggiare sulla superficie di qualcosa di indefinito. Ancora peggio, perfino i brani migliori, senza troppo stupore quelli più evidentemente lavorati, non riescono a scrollarsi di dosso la sensazione di “già sentito” che accompagna il progetto; togliete i sample vocali da Asiatisch, aggiungete registrazioni di poliziotti, politici e manifestanti ed ecco che otterrete Brute.

L’inadeguatezza del risultato rispetto a quanto annunciato diventa ancora più evidente se paragonato ad alcuni album recenti con cui Brute condivide tematiche o atmosfera, più precisamente: To Pimp a Butterfly di Kendrick Lamar e Communion di Rabit.
Nel primo caso la differenza è abissale, anche la sola The Blacker the Berry ha un impatto decisamente maggiore di tutto il disco della kuwaitiana. Ma se tentare di paragonare un album rap, che di liriche dovrebbe vivere (tranquilli, è una battuta), ad un album strumentale è crudele e forse stupido, Brute non esce bene nemmeno dal confronto con Communion, che ha perfino meno samples vocali. Lì dove Rabit mostra che le emozioni possono essere dirette e trasmesse con la musica, Fatima si accontenta di far parlare dei manifestanti e di piazzare due sirene qua e là: un po’ poco. Paradossalmente, ciò che veicola meglio il messaggio è probabilmente la cover, opera dell’artista Josh Kline, e che raffigura un poliziotto-Teletubby con lo sguardo vitreo e in tenuta antisommossa.

Sia chiaro che l’album non è una catastrofe totale e ci sono, assolutamente, dei buoni momenti. Si ascoltino Power o il finale di Aftermath. Il problema è che anche questi si fondano un po’ troppo su quello che è il modo di fare musica di Fatima, ma senza l’esplorazione (lasciando stare del tutto la sperimentazione) che la accompagnava nei dischi precedenti. Si ha davanti una replica che non è per forza di cose inferiore all’originale (che l’originale sia Asiatish o Desert Strike importa poco), ma che a questo punto risulta stantia.

Tracce consigliate: Power