Gli Everything Everything sono una creatura incredibile e stravagante. Già dal fulminante esordio Man Alive (datato 2010) i quattro ragazzi di Manchester avevano mostrato di appartenere ad una classe superiore: figli di quella scena musicale in cui bazzicavano Late Of The Pier, Klaxons ed altri gruppi che purtroppo si sono persi male negli anni, si contraddistinguevano con una personalità musicale assolutamente autentica e (già) matura che riusciva a metabolizzare un gran numero di generi e sonorità differenti.

L’attitudine art/prog presente anche nel secondo emozionante album Arc non si affievolisce del tutto in questo episodio. Get To Heaven è la visione pop delle loro idee, la loro ennesima mutazione volta a comporre un aspro ritratto della condizione sociale attuale.
Gli EE non si sono per niente svenduti: ci si muove sempre su trame complesse, la cura dei piccoli particolari è come al solito impressionante, ma la maggior parte delle tracce colpisce al primo colpo con grande facilità.
L’opener cerimoniale To The Blade è la traccia perfetta per introdurci al loro nuovo mondo, con il potente chorus che lascia tutto lo spazio possibile alla voce di Jonathan Higgs, che spinge il suo falsetto verso nuovi limiti senza esasperarci (meglio sinceri, vi ci dovrete abituare comunque). Il Lato A di Get To Heaven è una serie di meraviglie. Il primo singolo Distant Past è indie danzereccio post-apocalittico allo stato puro, seguita dalla titletrack a cui è impossibile resistere tra ritmiche funky e o motivetti fischiettati che entrano in testa senza che ti abbiano chiesto il permesso.
Regret più riflessiva e Spring/Sun/Winter/Dread decisamente troppo orecchiabile, catchy e piena di vita rappresenta i momenti più accessibili, ma solo a livello musicale: incontriamo testi impegnati su religione e sull’esistenza umana, che rischia di perdersi intrisa dai suoi automatismi, costretta a correre per rimanere al passo dei tempi.
Nella seconda parte cala l’oscurità soprattutto negli arrangiamenti: le chitarre rimangono più indietro a favore di sintetizzatori tetri ed evocativi. Il livello dei pezzi sembra proprio non volersi abbassare. Ne è un esempio valido Blast Doors, un ibrido di ritmiche jungle, elettronica, synth-rock e pop.
La suite dark di No Reptiles precede la splendida chiusura Warm Healer, accompagnata da un groove superbo che porta in realtà ad una dolce ed amara ballata riflessiva, un piccolo raggio di luce alla fine di uno spietato racconto sulla società post-moderna.

Gli Everything Everything sfornano un terzo album decisamente notevole, un personale caleidoscopio sonoro dove tutto funziona, dove loro decidono le regole e ti permettono di scoprirle.
Get To Heaven è raffinato ed allo stesso tempo intrattiene e non poco (e che copertina!), apparendo cosi come una opera pop contemporanea sicuramente riuscita.

Tracce Consigliate: Distant Past, Warm Healer