editors-weight-of-your-loveEtichetta: [PIAS]
Anno: 2013

Simile a:
White Lies – Big Tv
The National –
 Boxer
Interpol – Interpol

Ci si aspettava la conferma da parte della band inglese capitanata da Tom Smith con l’ultimo lavoro The Weight of Your Love, invece questo disco ha poco a che vedere con i precedenti: gli Editors cambiano approccio e ci lasciano spiazzati.
Ricordate quel gran lavoro che fu An End Has A Start? I bei chitarroni insistenti ed effettatissimi? Ricordate i grossi suoni di In This Light and on This Evening? Sì, quello del 2009 che vantava pezzoni come Papillon, You Don’t Know Love e la stessa title track, beh dimenticatevi tutto perché  “capitan codino” e la sua band hanno deciso di virare completamente e privarci tutti di quelle sicurezze elettroniche che avevano deciso di farci assaporare finora.
Sarà che Flood e Jacquire King hanno molto poco in comune come produttori, sarà che l’addio di Chris Urbanowicz li ha sconvolti, sarà che vogliono riempire gli stadi come i Coldplay ma a noi piacevano più nella veste di nostalgici amanti della new wave.
A dir la verità si parte abbastanza bene con The Weight, brano che trova un ottimo equilibrio tra melodia e  ritmica e che ci rimanda ai veterani Interpol (da sempre loro termine di paragone), il pezzo funziona e non è difficile sovrapporlo alle produzioni precedenti considerando anche i piacevoli “innesti” di archi nella seconda metà.
Si passa oltre, arriva Sugar e la prima domanda che ci passa per la testa è “ma questa non era dei Muse?“, beh musicalmente sarebbe stata molto bene in The Resistance ma per fortuna il vocione di Smith rende tutto più editorsiano anche grazie ad una melodia vocale molto “appoggiata”.
Arriviamo quindi al primo singolo che gli Editors hanno deciso di tirar fuori da questo ultimo lavoro, A Ton of Love.
Un’ intro di batteria che ricorda vagamente Born in the USA contornato da chitarre parecchio ambientate a formare una sorta di hook che si stampa immediatamente in testa. Innegabile lo zampino di Jacquire King che fa di tutto per modellarla in una spietatissima hit rock “americana” alla Kings of Leon con chitarroni fuzzosissimi a supporto di un ritornello decisamente memorabile (Desire!), niente di eccezionale nel complesso.
Proseguendo l’ascolto si arriva a What is This Thing Called Love, un pianoforte, un inatteso falsetto e una componente orchestrale non indifferente danno vita ad una ballata totalmente diversa da quelle poche che siamo stati abituati a sentire dai nostri beniamini (No Sound But The Wind?).
Il disco si lascia ascoltare ed il motivo è uno soltanto, gli Editors vogliono arrivare diretti alle orecchie, non vogliono lasciare dubbi anche a costo di rinnegare il loro passato.
I due ascolti seguenti ne sono la chiara dimostrazione.
Honesty, composto da una linea vocale facilmente assimilabile e da cori da stadio tipici di Chris Martin & Co. e Nothing nel quale orchestra e voce sono tutto ciò di cui hanno bisogno per farci drizzare qualche pelino sulla schiena.
Si torna a tamburellare sulle gambe con Formaldehyde la quale, inizialmente, sembra avere un’esoscheletro “unknown-pleasuriano” che si perderà con lo scorrere del pezzo, Hyena ci ricatapulta definitivamente sulla terra ma non ci dispiace.
In Two Hearted Spider, l’evoluzione c’è ma non si vede e la volontà di mutare si palesa senza stravolgimenti eclatanti, arrangiamento scarno con chitarre al posto giusto, senza mai esagerare.
Infine The Phone Book e Bird Of Prey lasciano intendere che molte cose sono cambiate e che, con tutta probabilità, molte cose cambieranno nelle loro produzioni.

Per concludere dobbiamo ammettere che ci saremmo aspettati di meglio, forse il cambio di produttore e il conseguente trasferimento a Nashville non ha giovato a Smith e soci che partoriscono un disco pieno di spunti e di accostamenti indirizzati verso una realtà musicale differente da quella abbracciata nelle produzioni passate.
Ecco, forse è proprio questo che ci lascia l’amaro in bocca, sembreranno parole scontate ma molto poco spesso il “salto di quantità” coincide con il “salto di qualità“.
Abbiamo fiducia negli Editors, e confidiamo che possano tornare a farci saltare.

 

Tracce consigliates: The Weight