Prima di ascoltare il secondo disco degli Eagulls mi aspettavo un bel post-punk diretto ancor più causticamente verso l’hardcore. Invece, sono rimasto sorpreso in maniera diametralmente opposta all’attesa, ma in positivo.

Se vi dicessi che in Ullages ci sono delle atmosfere che ricordano Just For A Day degli Slowdive (My Life In Rewind) ed attacchi violenti degli anni ’80 nel periodo d’oro della new romantic (Velvet), mi credereste? Tutto è amalgamato in maniera eccezionale, la chitarra mantiene per tutto l’album quell’echo/reverb che fa volare ed il basso, sebbene un po’ sommerso, ha un peso specifico tale da far svoltare una canzone in una bomba atomica. Le atmosfere sospese tra dream e dark oltre ai già citati Slowdive, ricordano la psichedelia solenne degli Echo & The Bunnymen e la facilità melodica e angosciante dei Cure. Il cantante George Mitchell mantiene una voce roca e cupa e ricordando  il Robert Smith di Disintegration. Le citazioni si sprecano, ma il suono non viene contaminato dall’unicità di questo gruppo di Leeds, la chitarra in alcune occasioni è talmente pulita e cristallina che sembra suonata da Johnny Marr degli Smiths.
Ullages è un tripudio di inglesità che attraversa 3 decenni: dai Joy Division, passando per i This Mortal Coil, arrivando ad esplosioni gaze. il basso come un martello pneumatico in Lemontrees, la chitarra liquida come un fiume in piena di Psalms e l’assillante Skipping (decisamente la miglior canzone del disco), dal ritmo frenetico e con un ritornello che resta in testa.

Gli Eagulls si confermano una delle più vive realtà inglesi degli ultimi anni, sfornando un disco per nulla banale e ben studiato, con la capacità di aver ammorbidito il proprio sound senza stravolgere la propria identità.

Tracce consigliate: SkippingVelvet