C’era una volta… – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un presentatore televisivo originario di Roma noto per le proprie gaffe in diretta: come ad esempio, quella volta che confuse il nome di un cane particolarmente abile nella ricerca dei tartufi e quello del suo padrone. Che magnifica storia è la televisione italiana.
A qualcuno questo episodio è piaciuto molto: io e la mia fidanzata rientriamo tra queste persone, ma a qualcuno è piaciuto tanto che ha deciso di trarre ispirazione da qui per il proprio album. Parliamo dei Do Nascimiento. Che per gli insofferenti sono l’ennesima band screamo-emo-core che canta in italiano; per gli amici sono un’altra band screamo-emo-core che canta in italiano.

Che vi ritroviate in una categoria o nell’altra, o magari in nessuna delle due, dovreste già sapere cosa aspettarvi: gli American Football come nume tutelare lontano ma tangibile, pezzi grintosi, carichissimi e sempre tesi sul filo della malinconia/ironia non arrivando mai ai tre minuti, voce urlata e sporca. Ah e solo nove mesi di fase di missaggio: alla faccia di quella che potrebbe sembrare una superficiale sensazione di sbrigatività. Tredici minuti di nervi tesi, Come vorrei arrivare alla tua età e dire che suonavo punk. Il suo momento migliore e antinomico lo si trova nell’uggiosa Fiato: questa volta niente urla, niente chitarrone sparate ma un’atmosfera da primi raggi di sole fra le nuvole dopo un acquazzone in riva al mare, quasi liberatoria alla fine. Sparsi con disinvoltura accenni alla propria regione di provenienza, la Liguria, che fanno anche tanto band che parla della vita quotidiana, e in effetti è davvero così: dai bicchieri di asinello all’estate a Finale.

E poi, accanto a Giorgio c’è anche un’altra chicca per feticisti, fanatici e per chi proprio ha bisogno di avere tutto quanto è stato prodotto: un lato B del vinile chiamato Lampino (ovviamente) che contiene materiale che dovremmo già conoscere, raccolto e rimesso in ordine. Per chi non comprerà il vinile c’è stata comunque la possibilità di venire in possesso di Lampino con un simpatico contest (personalmente ho inviato il polpaccio, prima che vi facciate strane idee). Tra le altre Tombino e Amplificatore, sentite sull’ormai storico Splittone paura e una cover di Boys Don’t Cry cantata in italiano che, cosa strana, non ha niente di ridicolo ma anzi conserva tutto l’incanto dell’originale, strizzandone la durata a due miseri minuti.

Se ribecco quello stronzo che dice che nulla mai cambia/io gli spacco la faccia.
Chiedo scudo
se è poco.

Tracce consigliate: Fiato, Estate.