Tre anni son passati da If You Leave, esordio carico di sentimenti e di inquietudini filtrate in una formula pop variegata e mai banale, tra post-rock e ritornelli impossibili da dimenticare. Ed ecco tornare i Daughter, sempre capitanati da Elena Tonra, sempre su 4AD, con il tanto atteso secondo disco: Not To Disappear.

Già dai primi momenti di New Ways si capisce che i temi, le melodie, le atmosfere, non sono mutati, ma una drum machine minimale abbinata ad una produzione più lofi e schietta ci fanno presagire dei passi avanti rispetto all’esordio. Tutto diventa chiaro con il procedere del pezzo: chitarre sature accompagnano dolci arpeggi, la suadente voce di Elena ci inculca nella testa il solito ritornello killer. Stessa formula, e stesso successo, per la successiva Numbers; tanto riverbero, percussioni oneste e molto vicine alla sempiterna Youth, arpeggi delicati e ritornello dritto come un pugno: “I feel numb in this kingdom” (e non a caso stiamo parlando del secondo singolo estratto). E subito dopo Numbers troviamo Doing The Right Thing, l’altro singolo. Intreccio melodico mai banale ma più diretto con uno strumming sincero, ambienti che opprimono e, come sempre, testi allegroni: “And they’re making children/Everyone’s in love/I just sit in silence/Let the pictures soak”. Si procede senza soluzione di continuità con gli stop and go strumentali di How, fulmini micidiali che tagliano con perizia medica una traccia pop incredibile. Mothers e Alone/With You ci accompagnano al giro di boa tra synth e drum machine più pronunciate e tutto, ancora, funziona più che bene, soprattutto quando i nuovi e i “vecchi” Daughter vanno a collimare in climax che fondono melodie pop e suoni graffianti.
Arriviamo a metà disco, dunque, con le aspettative a mille su come si concluderà quello che sembra essere un lavoro magnifico. Senza troppi giri di parole, si conclude male. Sarà facile rimanere delusi tra la cassa dritta e gli hihat in controtempo di No Care (che, magari, col tempo potranno essere assimilati) e la noia mortale della conclusiva Made Of Stone, tra la totale inconsistenza di To Belong e Fossa che, pur partendo bene, si trasforma in un pezzo acustico delle peggiori college band.

I Daughter,oltre che compagni di dolori e delusioni, si riconfermano una band capace di sfornare piccole perle con un sound ormai totalmente personale e difficilmente catalogabile. Sebbene ci sia un senso di incompiutezza a fine ascolto, impossibile negarlo, la prima metà di Not To Disappear è davvero perfetta, cresce ad ogni re-play e contiene delle tracce che, siamo sicuri, riascolteremo per tutto l’anno.

Tracce consigliate: How, Numbers