Premessa: vorrei sottolineare quanto sia triste ascoltare un album del genere seduti sul letto nella propria camera con le cuffie e lo sguardo fisso nel vuoto. Non lo fate mai.

18 Months di Calvin Harris è perlopiù una raccolta dei singoli che ci hanno fatto ballare nelle peggiori discoteche sotto effetto di alcool o chissà cos’altro a cavallo del biennio 2011-2012; e proprio qua sta il punto: in quelle condizioni tutto sembra accettabile. Ma ora?
Ora ciò che rimane sono un paio di buoni pezzi, che fa piacere riascoltare come il tormentone We Found Love, con la partecipazione di Rihanna (a cui tutti vorremmo tatuare MINE sul culo come fa il partner nel video della suddetta canzone) o Sweet Nothing con la bravissima Florence Welch (senza tatuaggi sul didietro ma sinceramente a me sta bene lo stesso); sostanzialmente però l’architettura dei pezzi è sempre, sempre, sempre la stessa.
Vige il detto in ambito sportivo squadra che vince non si cambia, ma prima o poi il turnover andrà pur fatto, Mr. Harris. Non che mi aspettassi altro eh, d’altronde la musica che non segue queste regole ha vita molto dura nel mondo mainstream.
Inoltre, come in ogni disco che (non) si rispetti, ogni tanto compaiono i famosi tappabuchi che tutti noi certamente amiamo: School, l’unico che mi prendo la briga di citare, è un pezzo completamente fuori luogo, senza la minima cognizione di causa, che riesce a stroncare la buona atmosfera che si era creata dopo Sweet Nothing: un ballerino (maschio) di flamenco ad un concerto black metal avrebbe sicuramente avuto più senso.

Calvin, tu non stai simpatico a me ed io non sto simpatico a te, ma finchè rimani nelle discoteche tra noi due può anche instaurarsi una convivenza pacifica.
P.S.: Fai fare un altro video a Rihanna dove fa la maiala drogata pseudo-hipster? Te ne sarei grato.