È il 2003 quando Veronica Louise Ciccone consacra Britney Spears sull’altare del pop. Di quella esibizione ai VMA si parlerà per mesi, perchè sul palco insieme alla sovrana in carica Madonna a strusciarsi sulle note di Hollywood ci sono le due candidate alla successione, la Spears e Christina Aguilera, che a un tratto la Ciccone bacia appassionatamente, prima l’una e poi l’altra, folgorando il pubblico già in visibilio davanti a una coreografia che definire sensuale è un eufemismo. Il bacio di Madonna con la Aguilera risulta però così insulso in confronto al tasso erotico che sprigiona quello con Britney che i cameraman lo ritengono di gran lunga meno interessante della faccia di un Justin Timberlake fresco di rottura con la Spears, seduto tra il pubblico con un’espressione tra l’attonito e l’arrapato perso.

L’universo del pop sarà pure spietato e abituato a nutrirsi di passioni fugaci, ma se in curriculum hai un limone travolgente in diretta mondiale con la regina puoi star certa che non verrai dimenticata, e dopo tredici anni, in barba alla crisi del mercato discografico, sarai ancora in grado di trasformare singoli scialbi in Dischi d’Oro.

Qui però non siamo da Oprah Winfrey, qui si parla di musica, e musicalmente parlando non tutte le ciambelle della resurrezione riescono col buco. Eppure la Britney ce l’ha quella malleabilità che consente alle artiste pop di galleggiare nei decenni, di farsi tabula rasa quando le circostanze lo impongono e lasciarsi dipingere coi colori in voga. L’ironia della sorte vuole però che con Glory accada più o meno ciò che accadde lo scorso anno con Rebel Heart di Madonna: tutto suona estremamente contemporaneo – e in questo senso il restyling della Spears potrebbe dirsi riuscito – ma anche inevitabilmente “già sentito”. L’esercito di giovani producer che l’ha traghettata nel presente si è dimenticato infatti di fornirle qualche arma per competere con le giovani aspiranti reginette, che si sono date un gran da fare mentre Britney si divideva tra rehab caraibiche e avvocati divorzisti. La dance music di Glory è quella di Britney Jean con qualche traccia midtempo in meno e molta più voglia di scimmiottare Miley Cirus.

E così eccola, con la faccia in copertina che nonostante la massiccia photoshoppata rivela una spiccata somiglianza con Daniela Santanchè, a mitragliarci le orecchie con proiettili di tre minuti e mezzo l’uno (12 nella versione standard, ben 17 in quella deluxe), squillanti e accuratamente confezionati, in balìa di tutte le tendenze del momento.
L’esordio promette bene, con le sovrapposizioni dei layer vocali di Invitation si insinuano gradevoli tra la materia sintetica raffinata. L’inclinazione a un’EDM più chiassosa arriva già nella successiva Make Me…, tra i singoli meno riusciti di Britney, che però suona ancora equilibrata, con G-Eazy a rappare nell’inciso e a supervisionare in cabina di regia. Il cantato, senza troppe velleità e meno effettato rispetto al passato, produce parentesi gradevoli come Man On The Moon e Just Luv Me, pop danzereccio ben impacchettato ma ben lontano dal potersi dire memorabile. In attesa di veder arrivare almeno un pezzo con la stoffa da singolone appiccicoso, tocca sorbirsi l’insolito r’n’b di Clumsy e la malcelata ambizione a competere con l’eterna rivale Aguilera del periodo Back To Basics. L’EDM ritorna tra i refrain di Just Like Me e, più prepotente e zuccherata, in Hard To Forget Ya, a un passo dallo stucchevole. Nel mezzo, l’indecisione tra dub e melodia di Slumber Party e la deriva reggaeton di Love Me Down. Conclude la versione standard il soul plasticoso di What You Need, dichiarando vana ogni speranza.
Pochi colpi di scena nelle tracce che completano la deluxe version, a parte qualche guizzo esterofilo, tra i sussurri da fatalona nella latineggiante (e un po’ datata) Change Your Mind e un piacevole epilogo a base di francese ed elettronica minimale in Coupure Électrique, che arriva decisamente troppo tardi.

Senza intuizioni, Glory è un disco compilativo, la lezione imparata a memoria, il tentativo di sopravvivere allineandosi alle mode, e da una che ha influenzato tutto il teen pop degli ultimi quindici anni è lecito esigere qualcosa in più.

Tracce consigliate: Invitation