brianeno_theshipEtichetta: Warp Records
Anno: 2016

Simile a:
Brian Eno – Music for Airports
David Sylvian – Gone to Earth
Isorinne – Recollections of Forgotten Dreams

Il ragazzo sta scendendo la china della montagna. Gli ci sono voluti anni di preparazione a quell’impresa ma tutto è stato ripagato dall’ultimo passo che lo ha portato in vetta. In quel momento ha potuto guardare ogni cosa che lo circondava e si è sentito…come si è sentito? Ve lo racconterei volentieri ma non è ancora il momento giusto per dirvelo. Dovete aspettare e il perché lo capirete nel momento in cui la risposta vi verrà data. Esattamente come ho fatto io la prima volta che mi sono messo nelle cuffie The Ship, il nuovo lavoro di Brian Eno.

Aldilà della retorica pseudo intellettuale che accompagna ogni produzione del musicista britannico, non vi è dubbio che mai come questa volta il sentiero tracciato da Eno sia denso di riferimenti filosofici e narrativi. I quarantasette minuti e trenta secondi della durata dell’Lp sono un vero e proprio percorso costruito ad hoc per indagare nella mente dell’artista e di ogni ascoltatore che si pone di fronte all’opera. Un’opera dove simbolismo e musica si mescolano alla perfezione.
Il viaggio, dicevamo. Un viaggio che può essere interpretato nei più svariati modi. Ognuno, ed è qua che risiede la vera bellezza, ci può vedere qualsiasi cosa. Una sorta d’immedesimazione collettiva con l’essere umano al centro di tutto, libero di creare a suo piacimento la propria esperienza accompagnata dalle note.

L’album si apre con i ventuno minuti di The Ship. La salita è iniziata, ma il percorso è ancora oscuro. Eno parla attraverso un muro di sintetizzatori e una pioggia ambientale utilizzando molto spesso il pronome we. Siamo noi che dobbiamo fare la differenza, rivoltarci, andare in cerca di quel cambiamento necessario per andare avanti. La voce viene modulata sempre di più, sintomo della distanza che ci manca ancora per raggiungere il nostro obiettivo. Si scivola lentamente in Fickle Sun (i). Qua il viaggio ci travolge con tutte le sue problematiche e intemperie. Lo stacco orchestrale a metà della canzone fa da spartiacque con il resto dell’album. Quasi a voler testare la “fede” e il coraggio del viaggiatore che si arrampica sempre di più verso quel sole volubile che da il titolo ai tre atti finali. È così difficile arrivare a toccare con mano tutti i propositi, i sogni e gli obiettivi prefissati nel corso della vita e spesso mollare sembra la via più facile da percorrere. Eno con quel suo Sole sempre più afferrabile ci esorta a fare il contrario. Non demordere, non abbattersi, mai. Ed allora quando tutto sembra perduto l’universo viene chiamato in causa (the universe is required) per farlo diventare accompagnatore dell’ultimo tratto verso la nostra realizzazione. Ed ecco che finalmente possiamo toccare con mano, vedere con gli occhi, sentire con l’udito tutto ciò che ci eravamo prefissati. Fickle Sun (iii) I’m Set Free è la splendida ballata che conclude il mio, il tuo, il suo, il nostro, il vostro e il loro cammino. Che conclude l’ennesimo atto della straordinaria carriera di Brian Eno, mai come questa volta vicino alla perfezione, sia stilistica che poetica.

Il ragazzo sta scendendo la montagna. È soddisfatto. Si sente libero finalmente. E anche se Eno ci ricorda che è sì libero, ma solo di cercare una nuova illusione (I’m set free to find a new illusion) a lui non importa. Questo album fa commuovere e lui è alla ricerca di un’altra emozione.

Tracce Consigliate: The Ship, Fickle Sun (iii) I’m set free