Sta arrivando la primavera, le temperature si alzano un po’. Ma non abbastanza per stare tutto il giorno in giro. Il sole si fa vedere con una certa frequenza. Così capitano dei pomeriggi in cucina con qualche raggio di sole che insinua nella finestra e la stanza si riempire di quelle sfumature d’arancione, che per qualche motivo ti mettono di buon umore.

Ti viene voglia di farti un the, aprire un pacco di biscotti e poi ascoltare un bel disco in sintonia con la giornata che sta prendendo una bella piega.

Oggi tra i tanti dischi vi capita The North Borders, sesto album per Simon Green. Musica organica, questo l’aggettivo che mi viene da affibbiargli. Mischia con sapienza strumenti e suoni naturali, come possono essere violini, chitarre, sonagli a sonorità elettroniche grazie a linee di basso sintetizzate e rumori vari.

Rumori e suoni difficili da riconoscere che potrebbero indirizzarlo verso il glitch hop ma l’aspetto acustico del suo sound ha la meglio nella composizione dei suoi brani. Aspetto acustico che lo spinge con molta più forza verso le complesse e fortemente ritmate opere di Four Tet, il nome di Kieran Hebdan è stato infatti il primo venuto alla mente all’ascolto di Cirrus, uno dei primi singoli. Intelaiatura di percussioni acustiche verso la creazione di un compatto mix sonoro imparentato con molti dei brani di Pause, secondo album del maestro della folktronica.

Tra glitch hop e folktronica però il gioco delle influenze lo vince la dimensione downtempo dell’intero disco. Il sound di Bonobo è responsabile della nuova visione anche del genere trip-hop nel nuovo millenio. Molti restano bloccati nel sound dei primi ’90, in cui si sono susseguiti i maggiori act nelle produzione di quei suoni, oltre ai soliti noti di Bristol (leggasi Massive Attack e famiglia) anche i dj di Washington, conosciuti come Thievery Corporation, autori di uno dei più importanti lavori nella sfera dub/downtempo, Sound From The Thievery Hi-Fi.

Con questi nomi e queste etichette, che per molti sono indispensabili, dovrebbe esser chiaro il mood di The North Borders. Dopo la fourtetiana Cirrus, altro brano degno di nota il feat con Erykah Badu, Heaven For The Sinner. Artista molto richiesta al momento, la ritroveremo infatti in Wolf di Tyler The Creator. Qui a rubare la scena a Bonobo c’è la voce neo-soul della Badu, essenziale nel portare quel taglio jazz che si ripeterà in molte tracce. Tra dolci archi ed arpe questo brano è miele per le vostre orecchie.

Le arpe ritornano anche in Sapphire, prima traccia di una tripletta di brani molto femminili, insieme a Jets e Towers. In quest’ultima si nota qualche somiglianza con beat e linea di piano con Paradise Circus, brano da Heligoland, ultimo album della band di Robert Del Naja.

Da qui in avanti prende il sopravvento il lato ritmico dei brani. Tra pattern come quelli di Know You, che a una diversa velocità hanno fatto la fortuna dei Prodigy e altri più costruiti e uniti a complesse linee di basso come in Ten Tigers, si chiude l’ultima fatica di Simon Green.

I suoni son questi, i brani anche. Per rendere il vostro thè più dolce non vi manca che ascoltare l’album e tuffarvici come dei biscotti dentro alla vostra bevanda calda.

Tracce consigliate: Cirrus, Heaven For The Sinner.