static1.squarespaceEtichetta: Partisan Records
Anno: 2016

Simile a:
Tamikrest – Chatma
Terafakt – Alone (Ténéré)
The Black Keys – Brothers

Le strade della musica sono infinite. Prendete ad esempio il racconto del primo incontro tra Omara Bombino Moctar in arte Bombino e il suo futuro produttore David Longstreth dei Dirty Projectors. David ce lo descrive minuziosamente sottolineando in particolare modo ciò che un membro della band del musicista tuareg gli disse a proposito del primo approccio al blues della comunità nomade africana: “il suono delle chitarre arrivò nelle terre Tuareg in Niger e Mali tramite una cassetta passata attraverso un campo profughi Algerino nel 1982”. Koutana, il nome del compagno di band e amico di Bombino, era presente e parlando con David mise in risalto oltre al suono rude e acido delle chitarre anche la loro valenza politica e rivoluzionaria che ebbe un fortissimo impatto in tutta la comunità tuareg. Essi coniugarono le tradizionali e antiche tecniche sviluppate sul ngoni (un antico liuto) e sul imzad per amplificare le chitarre. Ne venne fuori un modo di suonare unico al mondo che incrociava la tradizione africana al suono delle moderne rock band occidentali: il Tichumaren, il blues del deserto, ovvero una vera e propria esperienza emotiva oltre che uno stile musicale.

La chitarra come simbolo di ribellione: questa era la loro valenza nel 2009 per il governo del Niger che le mise al bando vedendole come simbolo del movimento Tuareg che si opponeva al suo potere. Ma per Bombino e i suoi compagni esse non erano una “pistola ma bensì un martello con cui aiutare a costruire le case dei Tuareg”. Dal valore politico oltre che musicale affidato a questo strumento deriva il senso d’immediatezza che ogni canzone del chitarrista africano trasmette. Tutto è registrato al primo o secondo tentativo. Proprio questo vuole essere il messaggio: energia, libertà, spazi aperti.

Come a voler segnare un nuovo percorso sul solcato della sua strada, dopo essersi affidato a Dan Auberbach dei Black Keys per il suo penultimo lavoro Nomad Bombino, nella scelta del nuovo produttore, è andato a parare su una diversa concezione della musica alternativa americana, lavorando con David Longstreth dei Dirty Projectors (il tocco del musicista statunitense si sente soprattutto nell’incedere blues e dance dell’iniziale Akhar Zaman (This Moment)).

A fare la differenza tra un buon lavoro e un lavoro di qualità quale è Azel però è il mood che si viene a creare in tutto l’arco delle dieci canzoni che lo compongono. Un fluire continuo di un suono che sa essere stridente come spassoso e che produce quel senso di speranza che poi è il vero messaggio dell’album. Che si passi da una chitarra acustica ad una elettrica è indifferente. Ciò che rimane come una costante sempre presente è quel suono allo stesso tempo melanconico e poetico della chitarra di Omara Moctar. Iyat Ninhay / Jaguar (A Great Desert I Saw) è come una sinuosa ballerina del ventre che non fa staccare gli occhi dei presenti dal suo corpo; un’incedere potente fatto di blues classico e accompagnato dal battito del cuore africano e nomade di Omara. Inar (If You Know The Degree of My Love For You) potrebbe accompagnare le vostre più grosse lacrime come le vostre migliori giornate; una ballata semplicemente costruita sulla voce e la chitarra di Bombino tremendamente efficace perché sincera fino al midollo. Sincerità, libertà e riflessione che trasudano da ogni nota di Azel: prendete la conclusiva Naqqim Dagh Timshar (We Are Left in This Abandoned Place). Il dolce suono del Tamasheq (la lingua tuareg) ci parla di un mondo in continua evoluzione che lascia indietro chi non sta al passo. Assieme al delicato arpeggio di una chitarra acustica accompagna l’ascoltatore lungo una distesa infinita di sabbia e solitudine spingendolo a riflettere su ciò che siamo in questo determinato momento. Qual’è il nostro passato? Qual’è il nostro destino? Nessuno lo può sapere ma fino a quando esisteranno dischi del genere un po’ di luce illuminerà il sentiero davanti ai nostri occhi.

Tracce Consigliate: Inar, Iyat Ninhay / Jaguar