DOC105Etichetta: Dead Oceans
Anno: 2016

Simile a:
Hinds – Leave Me Alone
FIDLAR – Too
Colleen Green – I Wanna Grow Up

Gli ultimi anni hanno visto un numero sempre crescente di band totalmente al femminile. E’ una vera e propria scena di musiciste, più o meno talentuose, unitesi per fronteggiare una scena che è stata per moltissimo tempo a maggioranza maschile, e che ora vede i propri numeri cambiare: una band su quattro ai festival è ora composta di artiste in gonnella, 0 ha per lo meno un membro del gentil-sesso.
Hardly Art nel 2015 ci ha puntato molto, tra Colleen Green, Chastity Belt, La Sera, La Lux, Tacocat (circa), e molte altre. Wichita Records ha fatto lo stesso e tra i suoi cavalli fortunati ci sono proprio delle ragazze: Girlpool, Waxahatachee, Globelamp. Per non parlare poi del tanto discusso caso Hinds.
Del resto band totalmente al femminile sono quelle che hanno ispirato il disco delle Bleached, le cui sonorità richiamano sicuramente lo stile delle L7, o quel frangente più alternative stile Hole.
Il trio è composto dalle sorelle Jennifer & Jessica Clavin e Micayla Grace. Le prime due, non nuove alla scena musicale, in precedenza avevano infatti preso parti a progetti differenti, la prima ad esempio aveva militato per un certo periodo in band come Cold Showers e Hunx & His Punks.

Per la creazione di Welcome The Worms, loro seconda fatica, la band californiana ha deciso di ritirarsi in solitudine in un tepee sperduto nel deserto, a Joshua Tree, con lo scopo di leccarsi le ferite dopo brutte delusioni sentimentali, possibilmente tirandone fuori qualche pezzo emblematico, dal sapore educativo.
E questo è quello che si trova nelle 10 tracce che compongono il loro album, il tutto acquista un sapore pop-punk, ’90s revival, alternative, ripulito rispetto ai prezzi precedenti.
Le lyrics vogliono andare al di là della leggerezza del genere, nel tentativo di apportarvi più impegno, qualche cosa che riesca a risultare – a suo modo – distintivo in un sound ormai abbastanza inflazionato.
Nella maggior parte dei pezzi chitarre acide e squillanti si scontrano con le sonorità cavernose e ruvide del basso, ne è un esempio Desolate Town, che nel refrain da spazio a uno dei testi meglio riusciti: “Suffocating the blue where I was taken by you […] Choked on a daydream, why am I not surprised”. In altre tracce è il chorus ad acquerellare le sonorità metalliche, come in Wednesday Night Melody, dove l’essenzialità dei power chords alla chitarra e la linea di basso essenziale, nulla viene aggiunto dalle percussioni che vengono mantenute semplici, tutto viene affidato alla tagliente lama argentea impugnata dal synth, velata dalle voci, quasi trasparenti, del coro (stile Haim).

Insomma, nonostante ci siano sicuramente dei bei momenti musicali, sono spesso troppo brevi e spezzati da altre sonorità che ne limitano il potenziale esplosivo.
Spesso quel che ne emerge è quella sensazione di “già sentito” che fa ricadere molti pezzi in quel tanto dibattuto fenomeno revival.
Un disco che è un po’ le L7 senza la stessa grinta, un po’ Colleen Green ma senza quel sapore di novità, un po’ Hinds ma senza la freschezza, ed un po’ FIDLAR ma meno arroganti.
Sembra che la band si sia fatta intimidire dal potenziale primo album, ed è un gran peccato.

Tracce consigliate: Desolate Town