“I migliori dischi degli ultimi anni sono stati fatti da donne!”, non ricordo bene la serata, non ho ben memorizzato il volto di chi si fece carico di tale affermazione né ricordo da quale discorso scaturì, ricordo solo che non fui molto d’accordo e terminai la serata cercando di far valere le mie ragioni benché non ne fossi del tutto in grado (chiedo scusa per l’arcaico passato remoto).
Ripensandoci comunque, il tale non c’era andato poi così lontano.
In questi anni, senza scavare troppo nel passato, se ne sono viste di donne al timone di produzioni interessanti e sembra proprio che questo 2014 sia destinato ad inglobarne altre (inutile ribadire che noi cervi siamo sempre molto felici quando si tratta di belle e brave donzelle, vedi Sky FerreiraLordeWaxahatchee Torres solo per citarne alcune).

Angel Olsen, per chi non la conoscesse, è una giovane cantautrice nata nel Missouri che sembra rispecchiare alla perfezione tutto ciò che di buono sia mai passato per quel paese a livello musicale; raccoglie la schiettezza e la malinconia del blues unendole alla semplicità del folk, servendoci il tutto con una timbrica vocale vibrante e stracolma di inquietudine.
Burn Your Fire For No Witness è scarno, lo-fi e graffiante in termini strettamente musicali, non c’è niente di complesso, niente che faccia saltare in piedi e urlare al capolavoro sonoro, ma allo stesso tempo è ricco di emozioni, sincero e cristallino, è un disco che ti lascia a sedere con le cuffie alle orecchie e ti prende a pugni in pancia con il rischio di lasciarti senza fiato non per la bellezza formale o estetica, ma per la portata sentimentale di cui si fa carico attraverso testi genuini e sofferenti.
Angel Olsen, in questo disco, non si propone di stravolgere lo stile del suo predecessore Half Way Home ma, grazie all’aiuto del produttore John Congleton (Xiu Xiu, Anna Calvi, St. Vincent), di seguire un’evoluzione lenta e misurata che a livello sonoro sia percepibile in piccole dosi.
Meno chitarre acustiche (Iota e Enemy sono le uniche), strutture più marcate, uso di distorsioni anche parecchio sature (come nei due singoli estratti Forgiven/Forgotten e Hi-Five), e più presenza ritmica con lo scopo di delineare un prodotto che appaia meno “casereccio” rispetto al precedente.

Per concludere sconsigliamo di ascoltare Burn Your Fire For No Witness a pezzi, così come non abbiamo ritenuto opportuno recensirlo traccia per traccia. Esso ha molto più senso se consumato tutto d’un fiato; vi renderete conto infatti che già al primo ascolto vi depositerà dentro qualcosa, ma non come quei dischi che sono belli due volte e poi li usi come sottopentola, è uno di quelli che ad ogni ascolto riuscirà a farvi riflettere, trascinandovi in un intenso turbinio emotivo.

Tracce consigliates: Unfucktheworld, Hi-Five