Gli A Place To Bury Strangers hanno perso la violenza e stanno mantenendo solo la classe, ma con la pura classe non si convince un mondo così fagocitante di musica e come un lumino che via via sta esaurendo la proprio carica, Oliver & Co. stanno finendo l’energia o  l’hanno già esaurita da tempo. Non fraintendetemi, la loro incredibile presa live è tra le migliori che si possano trovare nel mondo noise – gaze ed oltre, ma ciò che porta la gente in concerto è anche un album che si fa ascoltare senza vezzeggi di alcun tipo.

Il disco si trascina stanco, fino al suo termine. Guizzi rumorostici come We’ve Come So Far e What We Don’t See sono vasi di porcellana in confronto al piombo martellante di una Don’t Think Lover. Le tipiche ed esasperanti derive kraut e i feedback estremi alla Jesus And Mary Chain, eliminano definitivamente il compresso che li aveva contraddistinti finora e la personalizzazione del sound viene sbrindellata e ricucita alla buona. Potrei subire lapidazione sommaria da qui in avanti: se tu ascolti Superstar o Deeper, li riconosci, sono loro è inequivocabile, ma l’autoreferenzialità può essere vissuta nelle due tipiche opposte modalità: 1- “che figata il loro tipico sound, ma più.. figata” 2- “si ok va bene, e poi?”. Ecco, io sto vivendo la seconda maniera, “e poi?”. Ok, si sono spinti verso un space-rock che Spacemen 3, Loop e The Telescopes avevano delineato ancora negli anni ’80. A mio avviso, non bastano più i boost “infernali” a metà pezzo, il vago sentore di industrial ’90 e i chitarroni da fissatori di scarpe.

C’è sempre sto problema vissuto agl’estremi di inglesi e americani: gli inglesi non riescono ad apprezzare un gruppo per più di 2 dischi, mentre gli americani ascolterebbero 100 dischi uguali della stessa band. C’è un mondo là fuori fatto di tante sfumature tra il nero e il bianco e mi raccomando non andate a guardare 50 sfumature di grigio, un film evitabile dove non viene raccontato nulla di nuovo e completamente inutile nel panorama conematografico, un po’ come Transfixiation.

Tracce consigliate:What We Don’t See.