Noi di Deer Waves siamo molto lieti di presentarvi una delle chiaccherate che più attendevamo in questo duemilaedodici. Abbiamo avuto la fortuna di poter intervistare i Japandroids, in tour in Europa in questi giorni. Il potentissimo duo americano è al secondo lavoro discografico, Celebration Rock, che a oggi, nella redazione di Deer Waves, risulta uno dei dischi più apprezzati dell’anno.
La presentazione è seria ma i Jap sono cazzoni almeno quanto noi, quindi cazzi. Leggetene e divulgatene.

 

• DW: Hey Japandroids, com’è cominciato tutto?

• J: Alcool.

 

• DW: Qual è l’approccio che avete nello scrivere canzoni?

• J: Non c’è un “approccio”, di per sé, dato che ogni canzone esce fuori in modo diverso. In generale, scriviamo prima le parti di chitarra, poi aggiungiamo la batteria in seguito. Poi cambiamo le parti e gli arrangiamenti un centinaio di volte, prima di arrivare alla versione finale. Quando la parte strumentale è completa, e siamo soddisfatti del risultato, scriviamo i testi.

 

• DW: Riarrangiare ogni canzone per due strumenti è più difficile o è più semplice?

• J: Scrivere le canzoni con due soli strumenti non significa che le cose siano necessariamente più semplici, e poi non vogliamo che le nostre canzoni sembrino composte solo da due strumenti.

 

• DW: Com’è il rapporto tra voi due?

 • J: Civile.

 

• DW: Chi ha ispirato voi e la vostra musica?

• J: Bill Hicks, Malcolm Lowry, Paul Westerberg, ed il film Brainscan.

 

• DW: Qual è il momento della vostra carriera che ricordate con più piacere? E quello che ricordate con meno piacere?

• J: Il più piacevole è stato quando ho lasciato il mio lavoro nel 2009 per andare in tour per la prima volta. Il più spiacevole è stato senza dubbio il mio ricovero pochi mesi più tardi.

 

• DW: Nel mio immaginario voi siete una band che suona distruggendo i palchi con potenti muri di suono. Avete mai distrutto un palco nel vero senso della frase?

• J: Noi distruggiamo il palco ogni sera semplicemente con la nostra presenza.

 

• DW: Vi sentite più vicini al post-punk o all’indie-rock USA dei primi anni 90?

• J: Non mi sento vicino a nessuno dei due a dire il vero.

 

• DW: E vi sentite più incazzati o più tristi quando suonate la vostra musica?

• J: Raramente ci sentiamo incazzati, tranne quando abbiamo una conversazione con il nostro manager Ben. E raramente ci sentiamo tristi, tranne quando vediamo gattini che hanno bisogno di essere adottati e so che io non posso adottarli.

 

• DW: L’idea di Post-Nothing, il vostro primo album, è perfetta. Voglio dire, il concetto è fantastico, non solo la musica. Quale credi sia il futuro della musica nel post-nothing?

• J: Se la storia va verso il post-nothing, allora il nostro potrebbe essere l’album più importante mai registrato.

 

• DW: Avete mai pensato di aggiungere altri strumenti alla band?

• J: Non fin dai primi giorni.

 

• DW: Vi aspettavate il Best New Music di Pitchfork con vostro debut album? In percentuale quanto ritenete le recensioni positive influiscano sul successo di una band? E nel vostro caso?

• J: Sinceramente mai ci saremmo aspettati che qualcuno di Pitchfork ascoltasse Post-Nothing, ancora meno ci aspettavamo una recensione così positiva. Quella recensione è stata cruciale per il successo dei Japandroids, specialmente in quel momento, in cui avevamo più o meno deciso di sciogliere la band, ma quella recensione ci ha incoraggiato a continuare. Per quanto riguarda le recensioni positive in generale, credo che possono aiutare, ovviamente, così come hanno fatto con noi, ma è pur sempre un fattore indicativo. La maggiorparte delle grandi band ricevono recensioni indifferenti da critica come Pitchfork, ma comunque vendono milioni di album e fanno tour in grandi arene e grandi stadi con sold out assicurati.

 

• DW: Siete felici di passare per l’Italia, nel vostro tour?

• J: Sì, parecchio.

 

• DW: Dove avete trovato i Be Forest? Cosa fa dei Be Forest una band più “internazionale” rispetto alle altre band italiane, secondo voi?

• J: I Be Forest registrarono una cover della nostra I Quit Girls, e la postarono sulla nostra pagina di Facebook. L’avevamo ascoltata e ci era piaciuta parecchio, ed infatti è la mia cover preferita di un  pezzo dei Japandroids che ho mai ascoltato. Comunque, quella cover mi ha portato ad ascoltare il loro album Cold, che mi è piaciuto un sacco, e che ho ascoltato parecchio quest’anno. Poi, quando abbiamo avuto il bisogno di cercare una support band, ho chiesto a loro se volevano farci da spalla, e il resto è storia. Oltre ai Be Forest non ho molta familiarità con le band italiane, quindi mi sento impreparato a commentare riguardo altri gruppi o a paragonarli con i Be Forest. Perché non ci suggerite qualcosa voi?

 

• DW: Avete mai notato che le copertine dei vostri album sembrano dei demotivational?

• J: No, onestamente non ci avevo mai fatto caso. Ma dici davvero????

 

• DW: Album preferiti del 2k12?

• J: Ladyhawk – No Can Do, The Men – Open Your Heart, Swearin’ – Swearin’, White Lung – Sorry

 

• DW: E il vostro album o artista preferito di sempre?

• J: Alcuni dei miei album/artisti preferiti di sempre sono:

– Bruce Spingsteen – Live 1975-1985 (1986)

– Constantines – Constantines (2001), Shine A Light (2003)

– The Murder City Devils – Empty Bottles, Borken Hearts (1998), In Name And Blood (2000)

– The National – Alligator (2005), Boxer (2007), High Violet (2010)

– The Replacements – Let It Be (1984), Tim (1985), Please To Meet Me (1987)

– Tom Waits – Closing Time (1973), The Heart of Saturday Night (1974), Nighthawks At the Diner (1975)

– Whiskeytown – Faithless Street (1995), Stranger’s Almanac (1997), Pneumonia (2001)

 

• DW: E la vostra pornostar preferita?

• J: Dana Erickson

 

I Japandroids, nel loro tour europeo, toccheranno anche l’Italia per ben tre volte.
Si parte da Roma il 18 ottobre, poi si prosegue con Bologna il 19, e infine a Padova il 20 di ottobre. Noi di Deer Waves non mancheremo, e dovreste esserci anche voi.

Ciao Japandroids, grazie di tutto.