L’etichetta abruzzese V4V si conferma maestra nello scovare nuovi talenti nel sottobosco emo / hardcore italiano. Dopo l’exploit dei Gomma tocca oggi ai Regarde, quattro ragazzi di Vicenza dal tiro decisamente internazionale.

Last Summer è il primo estratto dal loro album di debutto, in uscita il prossimo autunno, e si inserisce di diritto in quel filone emo-gaze che negli ultimi anni ha visto emergere capolavori del genere come Hyperview dei Title Fight o Peripheral Vision dei Turnover.

Registrato a Boston da Jay Maas (già produttore per Citizen, Basement e Title Fight) e in uscita anche per Epidemic Records (Ita) e Wiretap Records (USA), Last Summer è un brano che si pone sullo stesso livello di questi paragoni illustri, mantenendo un’identità ben precisa.

Ascoltate che bomba e leggete la breve intervista che abbiamo fatto ai Regarde:

Ciao ragazzi. L’evoluzione da Perspectives – il precedente EP – a questa Last Summer è notevole, sia a livello di suono che di scrittura: com’è nato il pezzo?

Dopo l’EP abbiamo cominciato subito a scrivere il nuovo materiale che sarebbe finito nel disco e abbiamo approcciato la composizione senza pensare a quello che avevamo fatto fino a quel momento. Una volta scritte le prime dieci tracce del disco abbiamo pensato di comporre, nel caso in cui avessimo dovuto scartare un pezzo dal full length, un ulteriore pezzo per andare sul sicuro. Di fatto Last Summer è stata dunque l’ultima canzone ideata (letteralmente 3/4 settimane prima di partire per lo studio) e cronologicamente è quindi la più lontana da Perspectives anche se forse è una di quelle che più richiama il tiro di quell’EP. In un paio di prove il pezzo era chiuso, appena Andrea ci ha fatto sentire i vari riff della canzone Guido ha cantato quella che è la linea vocale attuale e quindi il processo in generale è stato molto veloce, anche forse per la pressione dell’imminente partenza. Per assurdo questa canzone di riserva si è rivelata come una di quelle che preferiamo e a cui siamo più affezionati.

Com’è stato lavorare con un produttore del calibro di Jay Maas?

Lavorare con Jay è stato come passare le giornate a suonare con un amico che, casualmente, è anche un incredibile tecnico e produttore; tutto il processo di registrazione è stato molto naturale e fluido grazie alle sue competenze. Lo conoscevamo personalmente grazie al fatto che aveva registrato e prodotto anche il disco del gruppo che avevano prima Andrea B. e Guido, quindi eravamo molto a nostro agio con lui e sapevamo che l’esperienza si sarebbe conclusa senza intoppi. Ci ha aiutato molto a sviluppare un sacco di parti vocali o arrangiamenti di chitarra/basso senza stravolgere il lavoro che avevamo fatto per conto nostro, aiutandoci a raggiungere i suoni e i caratteri che avevamo già in testa. È stata un’esperienza che vorremmo sicuramente ripetere in futuro e che ci ha aiutati a crescere sia come persone che come musicisti.

Quali sono le vostre ispirazioni a livello di suono? Ci sento tanto gli ultimi Title Fight, ma anche Donovan Wolfington e i primi Turnover. In ogni caso complimenti perché siete una delle band italiane più “americane” che io abbia mai ascoltato.

Innanzitutto grazie per le belle parole. Sicuramente, come da te detto, Title Fight e Turnover sono gruppi che apprezziamo insieme a molti altri, come per esempio Touché Amoré, Dinosaur Jr.Youth of Today e Weezer. L’ispirazione è un’ottima cosa se non sfocia nel banale plagio: quello che cerchiamo di fare, nonostante le influenze musicali che inevitabilmente ognuno di noi ha, è di rendere il più personale possibile le nostre canzoni. Per quanto riguarda gli ascolti personali abbiamo fortunatamente gusti simili ma con varie sfaccettature, quindi difficilmente siamo in disaccordo su un certo tipo di sonorità o atmosfera su cui lavorare. Di sicuro, rispetto ai precedenti EP, questa volta abbiamo posto particolare attenzione ai suoni, cercando di creare determinate atmosfere all’interno delle canzoni.