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Bisogna fare un passo indietro, di circa un mese, quando Faster Louder, testata musicale, pubblicava un’intervista in cui Ariel Pink dichiarava di essere stato contattato dalla Interscope per una collaborazione al nuovo album di Madonna. Proposta a cui sono seguite una serie di considerazioni non proprio encomiastiche sul percorso discografico della cantante (la maggior parte delle quali condivisibili, ndr)

“Hanno bisogno di qualcosa di audace. Hanno bisogno di scrivere testi validi. […] Non può continuare soltanto ad affidarsi ad Avicii, o ai suoi produttori o chissà chi, presentarsi con nuova robaccia techno su cui fare due piroette e pretendere di avere ancora vent’anni. Sono in parte responsabile di questo ritorno alla qualità”

Proseguendo poi:

“Immagino che possa definirsi una regressione, ma il primo album era così bello proprio grazie alle canzoni. Subito dopo è iniziata la discesa. Ray Of Light non è affatto buono. E tutta la roba che è seguita è del tutto trascurabile: ha dimostrato un esaurimento della qualità. La gente ha bisogno di maggior sostanza”

Non sono mancate, come prevedibile, le reazioni di Madonna stessa, subito rivoltasi alla label per  escludere Pink – semmai ne fosse stato realmente coinvolto – dal progetto ( “fire him immediately”, che starebbe pure per “sparateje!”) ed al manager Guy Oseary che molto simpaticamente ha replicato : “Madonna non è interessata a lavorare con le sirenette!”.

Ma anche di colleghi, come Grimes, avvezza – come ben sappiamo – a scatenare polemiche, per lo più sterili, con argomentazioni non sempre argutissime. Sul suo Twitter compariva quindi:

“La delirante misoginia di Ariel Pink è emblematica di tutte quelle merdate che ogni donna, in questo campo, deve affrontare ogni giorno. E comunque Ray Of Light è un capolavoro.”

Se da una parte l’opinione suscitava consensi (si guardi Waxahatchee che commentava: “Non potevi dirlo in modo migliore […] Cosa cazzo c’è che non va in questo mondo in cui viviamo, dove una persona come lui (Ariel Pink) viene rispettata?”), dall’altra incontrava la perplessità di altri (i Black Lips rispondevano: “Dov’è questa misoginia? Ha solo detto che non apprezza la sua musica successiva al primo album!”). Lo stesso Pink si limitava a replicare: “Preferisco Live to Tell. E Immaculate.”.

Passato un mese, con album in uscita a breve – pom pom, 17 novembre via 4AD – Ariel Pink torna a commentare l’episodio sulle pagine di The Guardian:

“Che magnifica campagna promozionale è stata! […] Stavo solo ripetendo ciò che la Interscope mi aveva detto riguardo al perché avessero bisogno di me. Quelle non sono delle mie opinioni. Si tratta di giornalismo spazzatura. I media tendono a mentirci, lo fanno di continuo, e noi continuiamo a credergli. Grimes – che è totalmente stupida e ritardata tanto da credere a qualsiasi cosa dicano – si è intromessa e ha detto la sua. Non sono misogino. Forse è arrabbiata perché io sono la sua versione maschile, che però sta alla 4AD da prima di lei”.

Mentre tentate di capire da che parte è giusto schierarsi, o semplicemente vi domandate il senso di tutto ciò, ci rivediamo l’ultimo video di Arielone, Picture Me Gone.