TRUST1

Mercoledì 28 maggio Milano si è tinta di nero: abbiamo avuto l’onore di ospitare Trust, all’anagrafe Robert Alfons, all’interno della nostra Deer Waves Night @ La Salumeria Della Musica.
Il bel canadese ha incendiato la serata presentandoci live i migliori brani del suo repertorio, dal debutto con TRST fino all’ultimo capolavoro Joyland. Poco prima dell’esibizione però, noi due cerbiatte (con me c’era anche Maya), abbiamo fatto due chiacchiere con Mr. Alfons. Scoprite cosa ci ha raccontato.

 

DW: Ciao Robert, come stai? Come va il tour? Ti stai divertendo in Italia?

R: Tutto bene, grazie. Sto adorando stare qui perché in questi giorni non ho fatto altro che mangiare! È tutto così buono, poi adoro il Campari [ride, ndr] è davvero buono.

 

DW: Parlaci di Trust: quando hai deciso di dare vita a questo progetto musicale? E perché hai scelto questo nome?

R: Tutto è cominciato casualmente nel 2010, credo, da allora ho cominciato subito a suonare in giro. Credo che Trust sia un ottimo nome per il fatto che si perde facilmente su Google. Non volevo essere istantaneamente reperibile sul web.

 

DW: Parliamo di Joyland. In questo album la tua voce ha un ruolo molto importante, è davvero impressionante e cattura l’attenzione: è come se tu duettassi con te stesso!

R: Sì, adoro fare i duetti! [ride, ndr] Non so, ho sempre esercitato la mia voce per essere in grado di cantare entrambi le parti, sia le note alte che quelle basse. Nel mio primo album non mi ero lasciato così andare nei vocals come l’ho fatto per quest’ultimo.

 

DW: I brani contenuti su quest’album sono in un certo senso più vivaci e più dance rispetto a quelli precedenti. Questo ha influenzato il titolo, Joyland? In ogni caso, cos’è Joyland per te?

R: Joyland è vulcanico…e ha anche a che fare con le sonorità dei videogiochi. Non ha un significato letterario. Ho viaggiato molto in questi ultimi anni e molte delle canzoni sono nate in quelle circostanze; le cose che ho visto e che mi hanno condizionato, la natura per esempio, vengono fuori in questo album.

 

DW: L’abbandono di Maya ha influenzato in qualche modo il processo creativo di questo nuovo lavoro?

R: Ho cominciato a produrre TRST rielaborando canzoni che avevo in mente da qualche tempo e lei è stata una grande collaboratrice allora. No, non credo. Comunque mi vedo collaborare di nuovo con altre persone in futuro, credo che sia un buon modo per, come dire, entrare nel mondo di un’altra persona ma allo stesso tempo ti permette e ti aiuta ad interpretare e capire il tuo stesso lavoro. Insomma, se la collaborazione è buona puoi creare cose bellissime.

 

DW: Quanto sono importanti per te le esibizioni dal vivo? Intendo dire i visuals, i tuoi outfits…

R: Non saprei. L’altra sera a Roma indossavo un pezzo vintage che avrò pagato tipo due dollari! [ride, ndr] Oggi sono andato in uno di quei negozi ricercati qui a Milano ma mentre giravo non ho trovato nulla che mi interessasse veramente. Mi piacciono le cose ricercate ma le cose che ho visto erano veramente strane. Comunque, ci tengo alle illuminazioni, avere delle buone luci sul palco è essenziale perché aiutano a rendere ancora di più lo spettacolo.

 

DW: C’è qualche artista che ti ha ispirato particolarmente?

R: Ho visto Jon Hopkins l’altra sera, è stato davvero incredibile! Eravamo tutti sopraffatti. Non saprei, non ho visto molto ultimamente ma ho sentito l’ultimo di John Talabot, The Field… Per dire, anche i Suicide li adoro e sento che loro siano una delle mie fonti d’ispirazione maggiori in termini d’influenze dark. Li adoro tantissimo, anche perché fanno questa musica primitiva e strana che in realtà non vorresti sentire in loop perché è terrificante anche se, secondo me, hanno una vena pop; specialmente nei loro ultimi lavori.

 

DW: Con chi ti piacerebbe collaborare invece?

R: Con tutte queste persone che ho citato! Ti spiego, ho un’attrazione verso le robe che non hanno una melodia, credo sia la prima cosa che noto. Sarebbe bello quindi lavorare con qualcuno che non usa melodie nelle proprie canzoni.

 

DW: Cosa ascolti ultimamente?

R: Oltre ai già citati, l’ultimo album di Jessy Lanza, lo adoro. Già, Planningtorock! Soprattutto i suoi lavori precedenti, è così diversa da com’è adesso. È davvero fantastica.

 

DW: Quali sono i tuoi piani futuri?

R: In autunno sarò impegnato in tour negli Stati Uniti. Ho un sacco di idee per la testa al momento, vorrei inoltre lavorare su nuovi visuals e preparare qualcosa di nuovo per queste nove date, e tante altre cose. Non vedo l’ora di cominciare.

 

Inutile dire che la serata alla fine si è rivelata un successo, grazie soprattutto a tutti voi presenti. Potete rivivere le emozioni di quella sera leggendo il nostro live report a questo link.
Continuate a seguirci che presto torniamo con altre bombe!