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Band cardine del post-tutto contemporaneo, i Soft Moon sono una delle realtà più interessanti del panorama dark-noise dei giorni nostri. Con due album all’attivo – l’omonimo “Soft Moon” e “Zeros” – la band nata inizialmente come progetto solista del frontman Luis Vasquez si accinge ad un nuovo tour europeo. Dopo avere toccato diverse volte le sponde del Belpaese, li rivedremo protagonisti il 19 luglio ad A Night Like This Festival e al Vasto Siren Festival, il prossimo 25 luglio.

Per l’occasione abbiamo parlato un po’ con Luis di presente, passato e progetti futuri.

DW: Ciao Luis, come stai? La tua band è da poco riapparsa sulle scene con un singolo, “Feel”, dopo un 2013 piuttosto tranquillo, e in febbraio hai comunicato via Facebook che state lavorando ad un nuovo album. Puoi darci qualche informazione in più a riguardo?

Luis: Mi sono trasferito a Venezia nel luglio 2013 per comporre il mio prossimo album. Volevo vivere in un luogo che mi fosse estraneo e che fosse in contrasto con le precedenti città in cui ho vissuto, in modo da allargare ancora di più la mia prospettiva sull’esistenza. Scavare a fondo dentro me stesso è un passo fondamentale mentre scrivo canzoni e Venezia è abbastanza tranquilla e silenziosa per permettermi di farlo senza troppe distrazioni. Le nuove esperienze e il distacco danno alla vita un respiro più ampio e diventano cruciali in fase di ispirazione. Il nuovo album è ormai quasi completo ed è diventato uno dei lavori emotivamente più gratificanti che abbia mai creato. Uscirà l’anno prossimo.

DW: Il singolo suonava un po’ diverso (non voglio dire più pop) rispetto al sound a cui siamo abituati. Pensi che sia cambiato qualcosa nel tuo modo di comporre musica dopo i primi due album, “The Soft Moon” e “Zeros”? 

 Luis: Ogni album è un passo in più verso il capire chi sono davvero. Mentre evolvo divento una persona nuova e sicuramente “Feel” riflette tutto ciò, ma non aspettarti che il nuovo album suonerà così. “Feel” è solo un piccolo istante della mia vita. Sono cambiate molte cose al mio interno dall’inizio del progetto Soft Moon ma fa tutto parte di un processo. Mi lascio andare e lascio che le cose accadano naturalmente.

DW: Perché hai rilasciato il singolo anche su cassetta? Pensi che si tratti di un mercato che può ritornare, un po’ come è successo ai vinili?

Luis: Ho voluto rilasciare una cassetta solo perché per me è una cosa nostalgica. Sono cresciuto con le cassette ed è grazie a loro che tutto è cominciato. Non mi preoccupo del fatto che il mercato delle cassetta possa tornare o meno, credo che a questo punto le cassette rimarranno più che altro una novità per collezionisti seri e veri fan. 

DW: Stai suonando molto in giro per l’Europa di questi tempi e quindi vorrei chiederti: quali sono le differenze più grandi tra stare in tour in Europa e negli Stati Uniti?

Luis: Per quanto riguarda la mia esperienza con i Soft Moon la cosa principale che ho notato è che la connessione con la mia musica è molto più profonda, c’è più curiosità e la musica viene capita meglio. Gli europei hanno la mente più aperta e apprezzano l’arte in generale in modo diverso. In America spesso sembra che alla gente venga detto quale musica sia bella e quale brutta, mentre in Europa le persone tendono più a formulare un giudizio proprio. Questa è solo una mia opinione, ma ho osservato questa realtà per lungo tempo ed è quello che sento, specialmente considerando che la mia musica non è esattamente tipica e che non ho alcuna intenzione di conformarmi in futuro a modelli preimpostati. Non scenderò mai a compromessi per farmi accettare dagli altri. Questa è la ragione per cui suono molto più spesso, qui in Europa.

DW: Hai iniziato a suonare e a comporre da solo. Hai mai pensato che la tua musica potesse arrivare a parlare a così tante persone?

Luis: Mai. Non ho mai pensato che i Soft Moon potessero arrivare a un tale livello di esposizione mediatica. Comporre una volta tornato a casa da una normale giornata di lavoro era un mio modo di scaricare lo stress ed essere veramente me stesso. Dopo avere scritto cinque canzoni ho iniziato a condividere la mia musica con i miei amici. Passati pochi mesi venni contattato da un’etichetta e ho pensato tra me e me: “perché no?”. Dopo avere rilasciato il primo singolo ho capito che alla gente piaceva ciò che facevo e dal quel momento sapevo che dovevo andare avanti.

DW: Questo ti potrà sembrare come roba vecchia ma… mi piace tantissimo il tuo remix di “Ice Age” degli How to Destroy Angels di Trent Reznor. È forse uno dei miei remix preferiti di sempre, quindi, così per curiosità, come è successo?

Luis: È successo tutto in modo molto spontaneo. Ho ricevuto una e-mail dalla mia agenzia stampa che mi diceva semplicemente: “vuoi fare un remix per Trent Reznor?”. Mi ricordo che a quel tempo ero veramente impegnato ma non potevo dire di no, ovviamente. Avevo più o meno tre settimane di tempo prima di partire per un grosso tour. Ho aspettato così tanto per sedermi e farlo che mi sono ritrovato a fare il remix il giorno prima della partenza. Ricordo anche di essermi sentito spaventato all’idea di aprire i file, ed è per questo che ho aspettato così tanto, per creare ansia e stress. Immagino che alla fine abbia funzionato.

DW: Per molte persone la musica è un modo di fuggire dalla realtà. Pensi di potere essere d’accordo su questo o tu usi la musica per esplorare più a fondo ciò che si trova dentro di te?

Luis: Per me esplorare ciò che ho dentro è evasione. Quando lo faccio mi separo dal mondo. Sono una persona che evade dalla realtà.

DW: Ultima domanda. Hai qualche progetto per il futuro che potrebbe interessarci?

Luis: Lavorerò alla mia prima colonna sonora di un film quest’anno…

The Soft Moon – Feel