Se all’alba del primo lunedì dopo il cambio dell’ora non avete ancora sentito parlare dei Superorganism allora c’è un grosso problema da qualche parte: o non ci avete seguiti abbastanza, o avete dormito troppo o forse non siete abbastanza cool per capirli.

Dopo 7 mesi dall’uscita del loro primo album, la band sta per arrivare finalmente in Italia con due date imperdibili a Bologna e Milano (14 e 15 novembre) e noi, per prepararvi bene all’evento, abbiamo avuto la fortuna di fare due chiacchiere con loro su Instagram, creature marine, Damon Albarn, e su come nasce la loro musica.

Come nasce la band? Come in un big bang, prima del quale non esisteva nulla ed in un attimo si è creato l’universo Superorganism? O la genesi è stata più lunga?

Il nostro big bang si può collocare alla fine del 2017. Eravamo un gruppo di amici piuttosto rumoroso, alcuni di noi vivevano assieme a Londra, altri erano sparsi per l’Australia e gli Stati Uniti. Abbiamo fatto girare una demo nell’appartamento di Londra, poi l’abbiamo mandata a Soul in Australia e infine a Orono negli Stati Uniti. Orono l’ha rimandata con un suo vocal ed era incredibile! Era la nostra prima canzone, Something for your M.I.N.D.. L’abbiamo caricata online senza aspettarci granché ed è esplosa. Ci ha sorpresi tutti. Ci ha totalmente cambiato la vita. Prima di quel momento, la maggior parte dei membri della band aveva suonato in altri gruppi. Molti di noi si conoscevano da più di dieci anni. Suppongo sia necessaria una condizione di densità e calore prima di un big bang.

La vostra musica è la somma dei gusti e delle influenze di 8 persone o è la sua sintesi?

Creiamo musica scambiandoci dei file. Ognuno aggiunge qualcosa. Robert Strange è l’ottavo membro della band e si occupa dei video. Fa tutto parte del processo. In particolare, vivere assieme significa poter condividere costantemente musica, idee, qualsiasi cosa. Ciascuno di noi aggiunge quotidianamente delle canzoni alla nostra playlist condivisa su Spotify creando continui collegamenti con la TV, il cinema e l’arte. Non ci siamo prefissati di avere così tante influenze, è semplicemente accaduto poiché siamo un gruppo di amici che trascorre il tempo assieme.

L’impressione iniziale sui Superorganism è quella di un sacchetto di caramelle gommose che trasudano zuccheri e felicità, ma alcuni testi sono anche più seri. È attraverso l’apparente allegria che si esorcizza la tristezza?

La maggior parte della mia musica preferita è al contempo felice e triste. Canzoni come God Only Knows, Do You Realize?, Swimming Pools, Power, I dunno. Oggi stavo ascoltando la colonna sonora di un videogioco NES, “Lagrange Point”, e ha quel suono dolce-amaro. Allo stesso tempo non trovo che la musica felice o edulcorata sia classificabile come “non seria”. Penso che una delle nostre canzoni più serie dal punto di vista del testo sia anche una delle più allegre: The Prawn Song. Penso che la maggior parte dei membri della band sia costantemente triste e felice allo stesso tempo.

Vi piace sentirvi dire che siete una band pop? O nell’era di internet e delle contaminazioni ritenete di non appartenere a nessuno dei massimi sistemi di catalogazione?

Non penso che il pop sia realmente un genere. Per esempio, al momento l’hip hop, la trap e l’RnB sono musica pop. Negli anni 90, il grunge era musica pop. Negli anni 20 le orchestre Jazz facevano musica pop. Ritengo sia un gran bel complimento quando la gente si riferisce a noi come pop band, perché la maggior parte della musica che ascoltiamo è pop. Siamo una pop band.

Vi siete conosciuti grazie a internet, avete iniziato a collaborare tramite internet e continuate a farlo nonostante viviate assieme; in che modo la convivenza ha cambiato il vostro approccio al processo creativo?

Significa potersi sedere nella stessa stanza e lavorare assieme a qualcosa se ne abbiamo voglia. Tutt’ora ci capita spesso di stare da soli nelle nostre camere e di mandarci dei file. Ci piace poter cenare assieme e condividere le nostre vite. Quest’anno siamo stati in tour il 90% del tempo, quindi il tour bus è la nostra nuova casa. È di gran lunga meglio del nostro appartamento a Londra, quindi ne siamo tutti piuttosto felici.

Che poi non c’è solo musica però. Siete anche una band che sta bene in tv, nei videoclip o su Instragram. Quanto conta l’immagine in un progetto come il vostro?

Grazie! Non vediamo alcuna differenza tra la componente visiva della band e quella musicale. Fa tutto parte dello stesso processo creativo. Ognuno di noi contribuisce agli artwork, produciamo i nostri video, studiamo i nostri live. Fa parte del processo di scrittura. Tutto è sia visivo che musicale.

Abbiamo letto che non frequentate le sale prove. È una scelta creativa o pratica?

Non ci piacciono le classiche rock band che suonano nelle sale prove finché non hanno delle canzoni da registrare e portare in tour. Lavoriamo in maniera più simile a uno studio di produzione pop, come Brill Building, Motown Records o Cherion studios, o i moderni songwriting camp di musica pop. Il processo di scrittura È il processo di registrazione. Quando scriviamo e registriamo un album contemporaneamente, creiamo anche una produzione multimediale per i nostri concerti. Dopodiché facciamo delle prove e la portiamo in tour. AMIAMO scrivere album assieme. È un processo molto ispirante ed emozionante. E lo facciamo nelle nostre camere.

Inizialmente alcuni hanno ipotizzato che foste un progetto di Damon Albarn; ironico se si pensa che siete finiti a fare un remix di Humility dei Gorillaz: com’è nato il tutto?

Hahah. Si può definire ironia? Ci hanno semplicemente contattati perché hanno sentito la nostra musica e suppongo gli sia piaciuta. Ne siamo lusingati! Penso che Damon Albarn sia uno dei più grandi musicisti Inglesi di tutti i tempi. La sua musica è incredibile. È stato un onore.

La vostra musica suona molto originale anche nelle modalità di esecuzione tanto da sembrare una performance d’arte contemporanea; da dove prendete ispirazione?

Aww che bel complimento. Siamo tutti grandi fan dei concerti che ti fanno andare fuori di testa. Hai mai visto Flying Lotus dal vivo? È assurdo!! O i Flaming Lips? O The Knife?? Penso sia importante trasportare la tua audience in un altro posto. Farli impazzire.

Da dove nasce l’ossessione per le creature marine?

Il mondo è un posto meraviglioso e pazzo. Penso sia ridicolo che molta gente ritenga gli esseri umani separati dalla “natura”. Prendi ad esempio i nostri amici pesci e i crostacei che vivono nel mare. Sono un tutt’uno. Guarda Blue Planet dopo aver fumato una canna. Ti sarà tutto chiaro.

Tutto scorre velocemente e bisogna guarda sempre al futuro. Vi chiedete mai come potrebbe suonare il prossimo album dei Superorganism?

Quasi tutte le grandi band rimangono intrappolate nel mondo che hanno creato. Noi continueremo ad espandere il nostro. Abbiamo molto materiale per il prossimo album ed è una figata. Siamo andati in tutt’altra direzione rispetto al primo. Non puoi opporre resistenza di fronte alla personalità combinata di 8 persone diverse, si crea naturalmente un’atmosfera particolare.

Considerando l’assenza di gavetta dovuta ad un successo così rapido e a livello globale, com’è stato suonare dal vivo e andare in tour?

Surreale. Il nostro secondo concerto è stato a Londra davanti a circa 900 persone. Orono non aveva letteralmente mai cantato davanti a un pubblico prima di allora. Te lo immagini? È un’esperienza molto spaventosa. È stata una corsa, ma non poteva andare diversamente. La band deve dar vita ad un grande spettacolo perché abbiamo creato un mondo molto grande. È stato necessario che alcuni di noi si spostassero in un altro paese e ci sono voluti molti sforzi logistici. Per noi è possibile esibirci dal vivo perché un gran numero di persone su internet lo ha voluto. È una fortuna incredibile. Non riesco a crederci. Siamo in tour ininterrottamente da quasi un anno. Prima in furgoni, aerei e hotel, ora in un gigantesco bus a due piani. Un’occasione del genere ti capita una volta nella vita, quindi ci stiamo facendo il culo per fare in modo che tutti possano capire quanto sia figo il nostro spettacolo. Fare in modo che ciò che facciamo sia la nostra professione? Hahah. Assurdo!