I GOMMA sono una band giovanissima della provincia di Caserta di cui vi avevamo già parlato in un HYPE.

Sbucati dal nulla col demo Aprile, vengono poi accolti in casa V4V con cui pubblicano il primo singolo Sottovuoto. A gennaio uscirà il loro disco d’esordio Toska (prenotabile qui in edizione limitata per i primi 150 fortunati) e questa settimana apriranno tre date del tour di Calcutta: il 15 dicembre a Napoli e il 17 e 18 a Roma.

Questa per Deer Waves è un’intervista esclusiva, prima dell’uscita dell’album, in cui un gruppo di amici si racconta – e ci racconta com’è nato tutto.

DW: Ciao ragazzi! Se non sbaglio questa è una tra le primissime interviste mai rilasciate dai GOMMA. Quindi piuttosto che farlo io vorrei lasciare a voi il compito di introdurre la band. Regalateci un giro di presentazioni degno degli incontri degli alcolisti anonimi, parlateci un po’ di come/dove vi siete conosciuti e di come è nata la band e come sono nate le prime idee.

Giovanni: La cosa che diciamo più spesso è che prima di essere una band siamo un gruppo di amici. Forse potremmo anche dire soltanto questo, in fondo suonare è una cosa qualsiasi che quattro persone che si divertono insieme scelgono di fare per passare il tempo. Come sono nati i GOMMA? Messaggio di Matteo: Giova dobbiamo fare un gruppo, però dobbiamo fare solo cose che ci piacciono sul serio”. Risposta:Ok”.

Matteo: Per quanto riguarda le prime idee, è successo che abbiamo pensato di cominciare a scrivere – e farlo subito – ma non abbiamo pensato ad un genere preciso, è venuto tutto spontaneamente. Al massimo denigriamo le proposte stupide di Giovanni.

G: Matteo ti meno

Paolo: Ciao sono Paolo, ho 27 anni, suono la batteria nei GOMMA. Ah, ma non era un incontro per alcolisti anonimi?

Ilaria: Diciamo che è stato più o meno un caso; il mio ragazzo stava organizzando insieme a ‘sti tre tipi una cover band ed un bel giorno mi chiede se volevo farci una prova. Il mese dopo stavamo suonando in locali. Ora siamo qui.

DW: Noi vi abbiamo scoperti con la bellissima Aprile grazie alla quale siete riusciti a creare un bel po’ di hype attorno alla band. È stato quello il primissimo demo registrato? Com’è nato? E c’è qualche possibilità che compaia sul nuovo disco Toska?

P: Sì, Aprile è stata la nostra prima registrazione in assoluto. È fatta con un solo microfono da voce in una stanza strettissima, la stessa dove ci ritroviamo a provare e a scrivere.

I: Allora, la favoletta è questa qua: io stavo a Praga a gelarmi le chiappe ed i ragazzi mi mandavano audio in continuazione; ho solo scritto due o tre puttanate e lavorato sui vecchi testi. Quando son tornata le abbiamo provate e in un paio di giorni registrate. Sì, Aprile sarà nel disco. E, per la cronaca, è una storia che parla di una persona che cambia e non ritorna più come prima, non mi avevano mollata.

DW: Chi di voi compone e scrive i testi? O si tratta più spesso di un lavoro collettivo? Come sviluppate i vostri pezzi?

G: La maggior parte dei testi è di Ila, ma in realtà ogni canzone è frutto di un lavoro collettivo. L’album è diviso in tre atti anche per differenziare le mani che ci sono dietro ogni canzone. Elefanti ad esempio l’ho scritta io. C’è un pezzo nell’album scritto da Matteo, mentre Il prologo e l’epilogo dell’album sono stati scritti a quattro mani da me e Ila.

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DW: Parlateci un po’ di Toska, il vostro disco d’esordio, che esce a gennaio. Dal primo singolo Elefanti sembra esserci un filo conduttore d’ispirazione cinematografica, in questo caso Godard – e la parola тоска in russo porta molte sfumature che in effetti mi ricordano alcuni suoi film. Quali sono state le altre fonti d’ispirazione e qual è questo filo conduttore, se ce n’è uno?

G: “Тоска” in russo indica la sensazione dello star male e il non riuscire a capire perché. È uno stato d’animo che secondo noi rappresenta gran parte della nostra generazione, ci piaceva il fatto che non esista una parola italiana che riesca a restituire quella sensazione in maniera efficace, senza troppi giri di parole. Di fonti di ispirazione, come dici tu, ce ne sono tante, nessuna ha a che fare con la musica per quanto mi riguarda. Elefanti, come abbiamo detto, contiene un riferimento a Godard molto chiaro. Il prologo e l’epilogo dell’album formano una storia che per noi rappresentano un piccolo omaggio a Yorgos Lanthimos, Cesare Pavese e Paolo Marasca. C’è un pezzo (di cui non dirò il nome) che è stato scritto prima di un viaggio da me e Ila che è nato dopo aver letto l’incipit de La Strana Biblioteca di Haruki Murakami. Il resto credo venga da quello che viviamo giorno per giorno con le persone che ci stanno vicino.

DW: Una domanda che vi sarà già stata chiesta mille volte: quali sono le vostre ispirazioni musicali? O, se vogliamo renderla meno banale, cosa ascoltavate di più mentre lavoravate al disco?

G: Più di tutti quelli che hanno fatto la storia del genere con cui ci etichettano, probabilmente. Van Pelt, Cap‘n Jazz ma anche i Melvins, i Rites of Spring e in generale tutto quello che potevi trovare nel catalogo della Dischord Records. La lista sarebbe veramente lunga. In macchina però solo Dark Polo Gang, Thegiornalisti e Coldplay, perché i cd li fa Paolo.

I: Per tutto il periodo che ha ricoperto il lavoro al disco, ho avuto una fase di buio e silenzio, non riuscivo ad ascoltare quasi nulla. Ora ho ripreso a sentire un botto di roba.

M: Personalmente, la mia idea di basso è come suona ne Il Suicidio Dei Samurai. Nei giorni in cui registravamo l’album, ascoltavo spesso Loveless dei My Bloody Valentine.

DW: Appena ho sentito Aprile ho subito pensato che sareste finiti nella famiglia V4V, e così è stato. Come siete arrivati a lavorare con Michele? E come vi ci state trovando?

G: Avevamo voglia di far sentire qualcosa di nostro così abbiamo buttato in rete Aprile, così, a caso. Dopo qualche giorno alcune etichette ci hanno contattato, tra queste la V4V. Michele (Montagano, ndr) ha dimostrato interesse per quello che stavamo facendo e ci ha chiesto se ci andasse di fare qualcosa insieme (vestiti, ovviamente) ed eccoci qua! Ormai siamo diventati amici, sento più lui che mia madre! In generale poi, non avremmo mai rifiutato: Michele ci ha promesso una villa a Los Angeles, Sanremo e il Nobel per la Pace, come fai a dire di no?

P: Michele si è da subito dimostrato interessato e ci ha concesso questa opportunità, mettendoci il massimo nonostante debba gestire non solo noi. Temo però che il suo impegno e la sua attenzione stiano calando dall’uscita di Final Fantasy XV.

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DW: Una domanda per Ilaria: ho sentito gente parlare male del tuo modo di cantare (“Chiudiamole le vocali”, recita un commento su YouTube), che secondo me invece è davvero interessante dal punto di vista linguistico, che a tratti mi ricorda Carrie Brownstein delle Sleater-Kinney, a tratti qualcun altro che non ricordo. L’esasperazione di certi suoni è volontaria? E ci sono delle voci a cui ti ispiri particolarmente?

I: Niente è volontario e, a dirla tutta, non m’ispiro praticamente a nessuno. I miei problemi con le vocali dipendono dalle mie origini, vengo dall’estremo meridione: salsiccia piccante, nduja e peperoncino.

DW: In Italia siete una delle pochissime band ‘miste’ nel vostro genere. È una cosa che spesso passa inosservata ma trovate che ci sia una certa chiusura all’interno di certe scene musicali? E, nel vostro caso, avete assistito a qualche episodio sessista?

G: Non credo che ci sia alcun tipo di chiusura, sinceramente, anzi. Guarda ad esempio le Reika, un gruppo post-hardcore di Napoli formato da sole donne. Probabilmente ce ne sono poche nel nostro ambiente perché urlare sopra ad un palco e bere birra non è costume diffuso nel gentil sesso, ma nulla di diverso dai generi diversi rispetto al nostro. Di episodi sessisti ne vediamo spesso; il più comune è quando Ilaria cucina e non la aiutiamo a lavare i piatti.

I: Per quanto mi riguarda sarebbero difficili episodi sessisti, ho più coglioni di molti. Touché.

DW: Tre nomi ciascuno per salutarci e ringraziarvi: il migliori album del 2016?

G: Ce ne sarebbero tanti ma per brevità: Belva dei BRUUNO, Medio-Emo dei Kairo che è in uscita in questi giorni, e 9 Songs dei Leute.

I: Domanda trabocchetto? Non me la sento di far nomi, solo mi è stra-piaciuto lo split tra Verdena e Iosonouncane. Bombetta.

M: A Moon Shaped Pool dei Radiohead, Blonde di Frank Ocean e Oh No di Jessy Lanza.

P: DIE di Iosonouncane e poi The Life Of Pablo di Kanye West, che è ispirato a me.

GOMMA live:
15 dicembre – Napoli (Casa della Musica) (supporting Calcutta)
17 dicembre – Roma (Atlantico) (supporting Calcutta)
18 dicembre – Roma (Atlantico) (supporting Calcutta)
28 dicembre – Benevento (Doxapalooza)

06 gennaio – Isola del Liri (Rock in Liri Winter)
13 gennaio – Milano (Linoleum)
14 gennaio – Arezzo (Art Of Noise @Centro Giovani Onda D’Urto)
21 gennaio – Caserta (SMAV – Release Party)

11 febbraio – Fusignano (Arci Brainstorm)
16 febbraio – Monopoli (Dirockato Winter)
17 febbraio – Trani (Hastarci)
18 febbraio – Benevento (Morgana )
25 febbraio – Montelupo Fiorentino (Ottobit Art Lab)

La tracklist di Toska:
1. Alice Scopre
2. Aprile
3. Le Scarpe di Beethoven
4. Elefanti
5. Vicolo Spino
6. Arrendersi
7. Тоска (Toska)
8. Alessandro
9. Alice Capisce   

Ph. credits: Zoe Francesca Natale Mannella