Pochi giorni fa abbiamo celebrato il Risorgimento dei videoclip nel panorama musicale italiano. Quando si parla di videoclip musicali, sopratutto in ambito “indie”, non si può non pensare immediatamente a Francesco Lettieri, regista di celebri video – Cosa Mi Manchi A Fare di Calcutta, Completamente dei Thegiornalisti, La Fine Dei Vent’Anni di Motta, 9 Maggio e Tu T’e Scurdat’ ‘e Me di LIBERATO e tantissimi, tantissimi altri.

Dopo l’exploit del progetto LIBERATO, che Francesco Lettieri ha seguito in primissima persona recentemente, abbiamo deciso di scambiare due chiacchiere con il regista napoletano, per parlare di cinema, serie tv, musica e tanto altro.

A voi.


DW: Ciao Francesco, innanzitutto come va?

LETTIERI: Ciao, direi bene, non mi posso lamentare.

DW: Vorremmo partire dal Francesco Lettieri che tutti abbiamo imparato a conoscere bene, il Lettieri-regista. Quali sono i tuoi riferimenti cinematografici, se ne hai?

LETTIERI: Sono tanti, su tutti direi che Werner Herzog è il mio primo riferimento per l’approccio generale all’idea di film. Poi ultimamente sto riguardando molto i film di Monicelli, di Scola e di Risi. Vorrei recuperare un filo con il cinema italiano degli anni ’60 e ’70, con la nostra tradizione cinematografica che spesso snobbiamo.

DW:Quanto è napoletana/meridionale, o comunque molto legata al territorio, la poetica che metti in scena, e quanto è influente nel tuo modo di lavorare questo fattore?

LETTIERI: Sicuramente mi sento molto napoletano, soprattutto nelle modalità organizzative io e i miei collaboratori, in particolare Francesco Coppola che è l’organizzatore dei miei video e che è particolarmente napoletano, facciamo valere questa carta, che sembra essere una generalizzazione, ma vi assicuro che non lo è affatto. Dal punto di vista estetico invece non vedo grande affinità con altri autori napoletani. Qualcuno guardando gli ultimi video ha detto, chiaramente esagerando, che sono il Sorrentino dei videoclip, anche se secondo me non ci sono punti di contatto con il suo linguaggio, per quanto mi piacciano tantissimo i sui film. Vorrei poter dire che in qualche modo ci sia un legame con il teatro di Edoardo, ma purtroppo direi che manco mi avvicino a quel livello.

DW: Come selezioni le scene di vita che decidi di ritrarre?

LETTIERI: Dipende, a volte parto dai ricordi, a volte dai racconti degli amici, dai sogni, dai pensieri del dormiveglia, a volte tirando la pallina da tennis contro il muro come fanno gli sceneggiatori nei film americani (funziona davvero!).

DW: Cosa consente il formato del videoclip che altri formati invece non permettono, e quali invece sono i suoi limiti?

LETTIERI: La cosa bella del videoclip, parlo di quello indipendente, è la libertà che ho nello scrivere e immaginare storie e situazioni che in altri mondi non esiste. Già nei video mainstream, per non parlare della TV e addirittura della pubblicità, in cui anche il minimo dettaglio deve essere approvato dal cliente, l’agenzia, l’account e cazzi vari (dovrebbero morire tutti), non c’è la libertà per un regista di realizzare qualcosa di suo in piena libertà. Il limite invece è che il video non è il cinema, dove ci sono i dialoghi e in cui si può raccontare davvero una storia. Nel videoclip c’è sempre una musica e un testo da seguire e su un pezzo brutto è impossibile fare un bel video.

DW: C’è qualche regista che ti ha influenzato in modo particolare?

LETTIERI: Già li ho detti prima, ma potrei aggiungere Tarantino, Garrone, Moretti, Troisi, Malick, Larry Clark, Spike Jonze, Spike Lee, Godard, Pasolini, Woody Allen, Refn e tanti altri.

DW: Guardi serie tv? Se sì, quali sono le tue preferite?

LETTIERI: Certo che le guardo. Quattro serie su tutte: The Office USA, Louie, Bojack Horseman e Rick & Morty. Le ultime due sono entrambe di animazione, ma sono le cose più originali e intelligenti che ho visto ultimamente.

DW: Cosa pensi di Sterven Jonger (collettivo di Milano tra i più interessanti quando si parla di videoclip, hanno lavorato con nomi italiani come Ministri, Cosmo, Amor Fou etc.), e che legame hai con loro?

LETTIERI: Mi piace o mi piacciono, ancora non ho capito. Con Jacopo ci siamo fatti i complimenti a vicenda per diversi video. Mi piace tenermi in contatto con gli altri registi e scambiarmi idee e impressioni sui lavori. Prima non ero così, consideravo nemici da sconfiggere tutti gli altri registi di videoclip. Poi ho conosciuto Dandaddy, Federico Cangianiello, Simone Mogliè, Eddi Bolli, Cosimo Alemà, con alcuni di questi spesso ci becchiamo al Pigneto e ci facciamo le birre. Con altri come Zavvo Nicolosi, Martina Pastori e i ragazzi di Younuts ci scriviamo ogni tanto. È bello che ci sia uno scambio tra di noi, anche se sotto sotto ci odiamo tutti a morte (scherzo).

DW: E di Wes Anderson?

LETTIERI: Qualcuno in un commento a un video ha scritto che sono il Wes Anderson di Mergellina. A me fanno ridere e mi lusingano questi paragoni, anche se mi sembra davvero lontano Wes Anderson da quello che faccio io.

DW: Ma ti vedremo mai al cinema?

LETTIERI: Speriamo, io ci provo.

DW: Un film che ti piacerebbe aver diretto?

LETTIERI: Una Vita Difficile.

DW: Quali sono i termini della sua collaborazione con Bomba Dischi? Sei il loro film-maker ufficiale ormai?

LETTIERI: No macché, anzi, mi avevano promesso che avrei fatto il video di Carl Brave e Franco126 e poi non si sono più fatti sentire quei bastardi! No, scherzo, con loro c’è grande amicizia, abbiamo un approccio simile al lavoro e siamo legati per caso dal video e dal pezzo che ha cambiato un po’ la musica indie di questi anni. In qualche modo i nostri piccoli “successi” sono legati e quando capita che facciamo le cose insieme alla fine ci va sempre bene.

DW: Che fine ha fatto il ragazzino del video di CalcuttaChe Cosa Mi Manchi A Fare”?

LETTIERI: Credo che ora sia in quinta elementare, starà studiando per l’esame (boh, c’è un esame tra le elementari e le medie?).

DW: Ora che sappiamo quasi di tutto sul Lettieri-regista, bisogna parlare di ciò che ti ha visto più impegnato ultimamente: LIBERATO.

LETTIERI: Qualcosa mi diceva che saremmo arrivati a questo argomento.

DW: Scontato, ma devi spiegarci perché, se sei solo il regista di LIBERATO, lo supporti come non ha mai fatto per gli artisti con cui ha lavorato, e oltretutto al Mi Ami ci sei anche andato con tanto di “cazzimma brothers” (la fantomatica crew di Liberato) al seguito, eh, perché?

LETTIERI: Semplicemente perché LIBERATO (che palle che devo scriverlo così ogni volta) non ha etichetta, non ha ufficio stampa e non vuole parlare con nessuno (neanche al telefono). Così io e i cazzimma brothers abbiamo organizzato il live del Mi Ami. Io mettevo i video, Daniele ha fatto da tour manager, Coppola vendeva le magliette, Antonella si è occupata dei costumi, Silvia dei social e Gianluca si faceva le birre.

DW: Dicci ancora di più, cosa è per te LIBERATO, in realtà? Ti abbiamo visto troppo coinvolto nel progetto.

LETTIERI: Quando LIBERATO mi fece sentire per la prima volta 9 Maggio capii subito che era una bomba. Ho creduto dall’inizio al progetto e ho fatto di tutto per fare il primo video anche se non c’era un grande budget. Uscito il video mi hanno cominciato a chiamare un po’ tutti per sapere chi fosse questo LIBERATO. Così mi sono ritrovato a fare da intermediario per chi voleva contattarlo e alla fine ho capito che era una cosa divertente e che potevo seguire il progetto in maniera più costante. Quindi mi sono ritrovato a collaborare con lui anche su altre cose. Per fortuna che però ora è entrato nella squadra anche Lungomare, il manager di LIBERATO.

DW: Il no comment non lo accettiamo, quindi dovrai cominciare a dare ora risposte. Pure a modo tuo, basta che siano risposte.

LETTIERI: Ok allora ti darò un po’ di risposte cazzone.

DW: Alcuni hanno sollevato dubbi a riguardo, e quindi ti chiediamo: esiste veramente LIBERATO?

LETTIERI: A meno che non viviamo in una realtà virtuale tipo Matrix e questo è tutto un sogno, sì, direi che esiste.

DW: Alcuni hanno sollevato numeri a riguardo, e quindi ti chiediamo: quante persone fanno parte del progetto LIBERATO?

LETTIERI: LIBERATO è uno, altrimenti si chiamava LIBERATI, no?

DW: Quando conosceremo la sua identità, se mai la conosceremo

LETTIERI: La sua identità è dentro ognuno di noi: in fondo ai nostri cuori c’è un piccolo LIBERATO che canta, basterà ascoltarlo e chiedergli qual è il suo vero nome e la sua risposta sarà “credi in te stesso” (forse questa risposta è davvero troppo cazzona).

DW: Mettiamo il caso non esistesse una persona che si identifica in LIBERATO: a quel punto, coloro che sono dietro al progetto, una volta diffusasi la notizia, non temono che la geniale campagna di comunicazione possa tramutarsi in una bolla?

LETTIERI: Questa è una risposta seria: non c’è nessuna campagna di comunicazione. LIBERATO fino ad ora ha pubblicato due pezzi con relativi video e li ha messi su Youtube e Spotify, poi ha fatto uno show in cui ha invitato altri cantanti a interpretare i suoi pezzi. Tutto il resto è nato dagli altri. I meme, le interviste, i post su E-BAY, la pagina di “Chi Cazzo È Liberato“, vengono fuori dalla gente interessata che si diverte a partecipare e interagire sul web. Anche Radio Deejay è arrivata grazie al mio coinquilino Daniele (volto noto di tanti miei video), che ha fatto arrivare il pezzo a La Pina, che lo ha ascoltato e ha deciso di passarlo in trasmissione, da quel momento è entrato in rotazione. Capisco che possono sembrare delle storie inventate, ma è semplicemente la pura verità. Per me quello che funziona sono i pezzi, i video e la loro combinazione. Il resto (anonimato compreso) è la parte meno interessante del progetto: dovreste chiedervi voi perché vi interessa sapere così tanto chi è LIBERATO, con chi se la fa e cosa si mangia a cena.

DW: Quando ci sarà il prossimo concerto di LIBERATO? Si tratterà di un’altra “trollata”?

LETTIERI: Per me il primo show non è stata una “trollata“, non ci vedo l’aspetto provocatorio. Per i prossimi live varrà lo stesso concetto: LIBERATO nasce per cantare e i suoi live saranno per chi ama la musica e i concerti.

DW: A quando un album di LIBERATO?

LETTIERI: Questo sarebbe da chiedere a lui.

DW: Cosa vuol dire per Napoli questo progetto così fresco per la città e di così rapida diffusione nazionale e internazionale?

LETTIERI: Qualche rappresentante dell’”intellighenzia” napoletana ha criticato LIBERATO, definendolo un fenomeno commerciale costruito a tavolino, qualche altro rappresentante della musica popolare ha detto che non è un napoletano ma un “vomerese”. Ecco, Napoli è sempre stata storicamente al centro del dibattito culturale internazionale, nella musica, nella letteratura, nel teatro, nel cinema, nelle scienze, nel calcio e nell’arte e questi discorsi provinciali non sono degni della nostra apertura, del nostro slancio e rischiano di affossare Napoli e la sua cultura. Al momento sono già usciti due articoli su importanti testate, uno in Francia e uno in Spagna, in cui, partendo da LIBERATO, si parla della sua città, della cultura e della tradizione napoletana, della sua squadra di calcio e della sua gente. Speriamo che nel loro piccolo, LIBERATO e la sua musica portino Napoli in un dibattito sempre più internazionale e contemporaneo.

DW: Ma alla fine di tutto, Francé, na vota ca’ agg’ purtat’ a guagliona a Mergellin’, a vota aropp’ addó l’aggià purtà?

LETTIERI: Portala alla Gajola, vi fate un bel bagno, ma portatevi i documenti altrimenti non vi fanno entrare.

DW: Chiudiamo con il Francesco Lettieri persona.

LETTIERI: E qua la gente chiude il link.

DW: Che legame hai con la musica?

LETTIERI: Mi piace un po’ di tutto, ascolto hip-hop, elettronica, Mac DeMarco, I Cani, Pino Daniele, il Wu-Tang Clan e Rihanna, soprattutto Rihanna.

DW: Progetti per il futuro?

LETTIERI: Cercare qualcuno che mi paghi per bere le birre con gli amici.

DW: Vivi a Roma ma c’hai il sangue napoletano. Ti manca la città e il rapporto con Napoli, quella poesia che solo lei ti può dare giorno per giorno?

LETTIERI: Mi manca Napoli, mi manca lo stadio la domenica, i Borghetti e tutto quanto, però quando torno, mi bastano due ore per far nascere un forte desiderio di buttarmi sotto a un T-Max. Non perché odi Napoli, è solo il mio rapporto che ho con la città.

DW: Il Napoli lo vincerà mai ‘sto scudetto?

LETTIERI: Ti ricordo che ne abbiamo già vinti due. Comunque io e i miei amici abbiamo fatto una statistica che dice che nei prossimi dieci anni almeno un cazzo di scudetto lo deve vincere. E se lo vince… Non ci voglio neanche pensare che succede.

DW: Ti abbracciamo tanto Francesco. A presto.

LETTIERI: Ciao wagliò.