“La stagione dei festival è ufficialmente cominciata”

Carlo Pastore racconta ai microfoni di Futura cosa c’è dietro #invitoalviaggio, l’hashtag ufficiale di questa quattordicesima edizione del MI AMI, conclusasi pochi giorni fa.

La cosa bella del fare il MI AMI è che lo faccio da sempre con le stesse persone. Io e Fiz (Stefano Bottura) abbiamo avuto in questi anni la naturale propensione ad invadere il campo dell’altro, riuscendo però a far sì che ognuno mantenesse il proprio ruolo. Avevo il sentore che quest’anno il MI AMI avrebbe vissuto una svolta, soprattutto a causa del processo di cambiamento che ha attraversato negli ultimi anni il settore musicale ma anche a causa del fattore identitario: rispetto a dieci anni fa, sono cambiati i motivi per cui si fa musica ed è cambiato anche ciò che si chiede in cambio quando ci si dedica al suo ascolto. Abbiamo riflettuto molto su questo fattore mutante e quando è arrivato il momento di scegliere il tema di quest’anno, io e Stefano abbiamo concordato nel fatto che dar vita al festival è ogni volta un po’ come perdersi e ritrovarsi e quindi abbiamo preso spunto dalla poesia di Baudelaire, quella che cantava Battiato, e abbiamo scelto questo titolo”.

E se è Carlo Pastore che ci invita al viaggio, noi di Futura non possiamo far altro che metterci sul treno e raggiungere il Circolo Magnolia.

È proprio qui, in occasione della prima serata del festival, che abbiamo avuto modo di scambiare due parole con Maurizio Carucci degli Ex-Otago che si sono esibiti sul palco Pertini nella loro unica data estiva.

Foto di Francesca Zammillo

Come sono stati questi cinque mesi di silenzio?

Molto piacevoli. Era naturale che dopo un tour così intenso, sentissimo il bisogno di ritirarci e di concedere a noi stessi un po’ di tempo. In realtà lo rifaremo di nuovo, questo è l’unico live dell’intera estate perché una volta scesi dal palco, aspetteremo un po’ prima di salirci di nuovo. Stasera abbiamo accolto l’invito di amici, per stare con altri amici, artisti incredibili che stimiamo molto. È stata anche l’occasione perfetta per capire come rende dal vivo il nostro ultimo singolo “Tutto Bene” e per vedere un po’ che effetto fa sul pubblico, direi positivo no? (ride, ndr).

A proposito di “Tutto Bene”, cosa c’è dietro il testo di questo brano?

Affronta il tema delle relazioni superficiali, quelle noiose, di quella conversazioni che capita di cominciare con chi incontri per strada ma con cui spesso e volentieri non si ha voglia di parlare: “Tutto bene?”, “Sì, dai… tutto bene”. Frasi confezionate e riproposte di continuo che testimoniano a volte la mancata voglia di ascoltare; quello che accade è che accettiamo di sentirci dare risposte di questo genere anche da chi sta attraversando momenti difficili della propria via e lo facciamo, anche quando lo sappiamo, senza porci troppe domande.

È un testo impegnato, scuro, accompagnato però da melodie leggere; è una bella sintesi degli Otaghi: un testo acuto e talvolta scomodo unito a basi che richiamano chiaramente i nostri amati anni ’90, su cui è facile ballare.

Siamo in fissa con gli anni ’90 da sempre e finalmente con questo disco abbiamo deciso di dar libero sfogo a questa inclinazione.

Credi tornerà un giorno in cui ricomincerai solo a mettere su dischi, come facevi all’inizio della tua carriera?

Chissà, è possibile, amo lasciarmi sempre delle porte aperte, avere delle possibilità. Mettere su i dischi è una gran figata e quei momenti della mia carriera mi hanno dato tanto, ripenso a quel periodo con orgoglio.

Mi sento di dire che oggi gli Otaghi sono quello che sono anche perché ho avuto un determinato percorso che comincia proprio quando facevo il dj da ragazzino.

Come riesci a coniugare il tuo quieto vivere, tra le tue montagne, nel tuo quotidiano, allo stare sul palco di fronte a migliaia di persone con un microfono in mano? Credi ci sia una parte di te che predomina sull’altra?

Non è facile, è necessario costruire un ponte lunghissimo che riesca nell’intento di unire questi due mondi, apparentemente davvero molto distanti.

Riuscirci è bellissimo, eccitante, stimolante e appagante. Si ha la percezione di avere tutto ciò di cui si ha bisogno; la parte terrena, quella primordiale e genuina della vicinanza con la terra e la parte artistica, quella meno tangibile e mutevole: il cielo e la terra.

Non potrei mai dire che una parte di me prevale sull’altra, le sento mie, in modo naturale. Sono il Maurizio in campagna ma sono anche il Maurizio sul palco, due dimensioni che mi appartengono in modo imprescindibile. Se mi chiedessero di scegliere di dedicarmi ad una o all’altra realtà, sarebbe davvero come chiedere “tieni più al braccio sinistro o a quello destro”? Non potrei mai rispondere.

Foto di Giorgia Salerno

In Marassi, deluxe edition, avete avuto modo di collaborare con nomi importanti: Caparezza, Levante, Jake la Furia, Willie Peyote, Eugenio Finardi. Per il prossimo disco avete in serbo qualcosa? Con chi vorreste collaborare?

Mi piace moltissimo Cosmo, per non parlare dei Coma Cose, li ascolto molto; bellissimo infatti condividere il palco con loro questa sera. In realtà dopo tante collaborazioni non saprei dirti cosa ci sentiremo di fare nel prossimo disco, magari qualche collaborazione, magari no.

Quello che posso anticipare è che però per l’estate ne uscirà una con un grande artista, non posso dirti altro ma sono sicuro che ai più attenti non saranno sfuggiti gli indizi di cui abbiamo disseminato le nostre storie Instagram. Per i meno attenti invece, ancora un po’ di pazienza.

Dato che non vi vedremo sul palco per un po’, potremmo pensare di venire a farti visita nella tua Cascina Barbàn, la piccola borgata del ‘700 situata nel cuore della Val Borbera. Qui, tu e la tua compagna avete dato vita ad un progetto agricolo che coinvolge cultura e costumi della nostra società.

Assolutamente! Ogni anno organizziamo il Boscadrà, il festival rurale in Val Borbera. Quest’anno sarà la sesta edizione e si terrà il 7 e 8 luglio, suoneranno tra l’altro anche gli amici Colombre e Bonetti.

Vi aspetto lì, tra le mie montagne.

Foto di Giorgia Salerno

Di Francesca Zammillo

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