TCW

E’ da un po’ di tempo che  penso di essere vecchio. Lasciamo stare gli acciacchi, le influenze e malattie varie, quelle sono questioni esterne al mio “Io Interiore”. Il mio “Io Interiore” si nutre di cose materiali, (collezionare dischi, agglomerare informazioni talvolta inutili) e di cose immateriali (emozioni, sentimenti). Tra le cose che stanno nel mezzo c’è la Musica (con la M maiuscola), la musica non è solo un vinile, un cd, una cassetta o un nastro oppure un file mp3 disperso nell’ “ordinata” memoria dei nostri cari personal computer; è invisibile e rumorosa, esiste materialmente, ma ci pervade  di emozioni.

La mia passione musicale più grande è lo Shoegaze; non la versione sognante e asciutta che ci stanno propinando in questo revival-gaze (non che lo disprezzi); ma quella liquida, asfissiante, rumorosa e dolorosa.

Gli Scozzesi The Cherry Wave, all’attivo con un EP e prossimi in questa primavera al loro disco d’esordio, si collocano proprio dove il mio orecchio duole: wall-of-sound fuzzeggianti imperiosi, voci completamente immerse nel tumulto di questa tempesta perfetta. Come sempre la citazione dovuta è verso i My Bloody Valentine, ormai elevata a band più influente degli ultimi 5 anni. Il suono modulato e distorto rivela altre commistioni tra cui la psichedelia inglese di fine 80 (The Telescopes in prima fila), Jesus & Mary Chain e Dinosaur Jr; tutto questo senza mai scadere in puerili imitazioni. La ricerca sonora di questa band scozzese vive ed è fresca in un panorama shoegaze che alla fine del 1995 sembrava aver lasciato l’amaro in bocca, senza una completa saturazione delle varie  subculture, raggiunta in questi anni e forse tuttora in grado di svilupparsi ed evolversi in altre forme.

Forse sono vecchio perchè mi sono “bloccato” su un genere musicale di per se già anacronistico, ma come dice Simon Reynolds, tutto il futuro musicale è costituito da un passato musicale, la cosa negativa della musica, non è guardare al passato, ma rimanere fermi al presente.