Anderson .paak
Malibu

Malibu è il disco che serviva e che sorprende; uno di quelli che quando ti ci butti dentro non riesci più ad uscirne. 16 tracce a cui dare del tu e che girano in loop senza stancare. Romantico e vintage, surreale ma accademico è la bomba che deflagra all’improvviso e che rimbomba nella stanza, affrescando le pareti con colori daliniani.

Car Seat Headrest
Teens Of Denial

Teens of Denial è l’album che consacra il prolifico Car Seat Headrest come il fenomeno e capostipite dell’indie rock DIY. Suoni stridenti e imprevedibili che si piegano alla voce già iconica di Will Toledo, è anche grazie all’impareggiabile capacità lirica che la grandezza di questo album si realizza definitivamente, divenendo l’inno generazionale di una post-adolescenza cinica e disperata, ma dalla lucidità disarmante.

Nick Cave & The Bad Seeds
Skeleton Tree

Skeleton Tree è un lento faccia a faccia con la morte, un incontro con la spada sguainata contro le paure e la solitudine, senza censure e con quella sapienza che solo una rivelazione sa conferire. Una tragedia raccontata in chiave poetico-letteraria, che non dimentica, tuttavia, la bellezza della vita, nonostante la sua crudeltà ed atrocità.
Frank Ocean
Blonde

L’attesa di Frank Ocean è essa stessa Frank Ocean. Se Channel Orange ci invitava a fare l’amore con la propria ragazza, questo disco ci consiglia di chiamare la propria ex. Blonde è un album sicuramente sorprendente dal punto di vista sonoro: è la definitiva consacrazione di un artista che, hype o non hype, dimostra di avere i piedi ben piantati a terra e la volontà di far parlare solo ed esclusivamente la propria musica.

David Bowie
Blackstar

Blackstar è il testamento musicale di David Bowie che conferma il trend che ha caratterizzato la sua interminabile carriera: imporre le mode senza a tutti i costi inseguirle, abbracciando le avanguardie e reinterpretandole a modo suo. Il Duca Bianco ci conferma quanto sia vero l’assunto “l’artista è l’unico vero contemporaneo”, consegnandosi all’immortalità musicale.

Radiohead
A Moon Shaped Pool

Al nono disco i Radiohead colpiscono, ancora una volta, il bersaglio. A Moon Shaped Pool è sincero nella sua incertezza, fortissimo nella sua fragilità, eloquente nei suoi silenzi e nelle sue statiche spirali melodiche. La band mette in musica, magistralmente, la condizione dell’uomo moderno, con le sue sofferenze e le sue flebili gioie, in continuo cammino su percorsi intricati verso un’idea imprecisata di felicità. Chissà mai che, un giorno, verrà raggiunta.

Anohni
Hopelessness

La voce unica di Antony Hegarty e le produzioni di Hudson Mohawke e Oneohtrix Point Never; testi impegnati, fotografia di una realtà sociopolitica preoccupante, adagiati su basi elettroniche ora vicine al pop più radiofonico, ora ad una magniloquente orchestralità. Le trame di Hopelessness sono così oneste ed emotivamente urgenti da colpire dritto nel profondo, smuovendo l’animo dell’ascoltatore: il pop non è più mera frivolezza bensì mezzo che veicola messaggi universali. Hopelessness è nuova speranza laddove la speranza era scomparsa.

Kanye West
The Life Of Pablo

Nel 2016 Kanye West è stato più volte sull’orlo di sbroccare, in particolar modo durante l’infinita e travagliata gestazione di The Life Of Pablo. Da questo percorso tormentato è nato però un gioiello, un disco che, nelle sue imperfezioni e incongruenze, si lascia divorare grazie ad una facilità d’ascolto disarmante. Di nuovo, Kanye ha saputo riconfermarsi uno degli artisti e produttori di punta della musica contemporanea, regalandoci un’altra perla che, siamo sicuri, resisterà all’azione del tempo.

Nicolas Jaar
Sirens

Sirens è la fatica del genio, il genio di Nicolas Jaar, che lento e silenzioso sa aspettare, ma che nell’attesa è vigile, creativo e, nel momento in cui deflagra, fa un rumore assordante, clamoroso. Sirens è un disco sognante, romantico, ricco di simboli, carico di significato, straripante di considerazioni politiche e storiche, e seppur si costituisca di sole sei tracce, è poi un decalogo del suono: un componimento onnicomprensivo, che comprende, che abbraccia tutto. Jaar rende giustizia alla musica tutta, e con quest’album magnificamente interpreta l’elettronica in chiave world come nessun’altro negli ultimi anni. Sirens è le sirene che influenzano il tempo e sono onniscienti, le quali, dannatamente belle e ammaliatrici, rapiscono e intorpidiscono prima le facoltà mentali e poi quelle fisiche.

Bon Iver
22, A Million

Il nuovo Bon Iver sì, il nuovo Bon Iver no. Non assomiglia a For Emma, ma per noi è sì. Dopo cinque, lunghissimi anni, Vernon e compagni sono tornati come non li avevamo sentiti mai. Vocoder, Harmonizer, distorsioni e suoni sporchi svelano le immagini poetiche e le liriche delicate a cui siamo però abituati da sempre, questa volta avvolte in un turbinio di simboli e simbolismi. Inaspettato quanto curatissimo.