Touchè Amorè
Stage Four

Il passaggio da Deathwish a Epitaph non ha mitigato il cuore di Jeremy Bolm, che sulla sofferenza di un lutto famigliare costruisce una cattedrale di lacrime e sangue. In bilico tra un’emotività mai così scoperta e la consueta rabbia figlia della sofferenza, Stage Four rappresenta il salto definitivo per i Touché Amoré, un macigno post-hardcore che non lascia superstiti.

M83
Junk

Gli anni ’80 sono finiti? E sticazzi, ha pensato Anthony Gonzalez, e si è messo a fare un disco che non potrebbe mai essere utilizzato nelle pubblicità di qualsiasicosa come Hurry Up, We’re Dreaming. Junk dagli anni ’80 prende i synthoni pesantissimi, la musicalità esasperata e un tocco di nostalgia per i motivetti delle serie tv patinate, i primi videogiochi di massa, e le ballad, perché no? Infatti finisce con quel pezzone che è Sunday Night 1987.

Explosions In The Sky
The Wilderness

Non era facile prevederlo, ma arrivati alla loro settima fatica gli Explosions In The Sky riescono a rinnovare il proprio sound attraverso nuovi innesti elettronici,senza stravolgerlo completamente. The Wilderness risulta come uno dei lavori più riusciti delle ultime produzioni dei ragazzi di Austin: basta immergersi in pezzi come Disintegration Anxiety e Landing Cliffs per capire come i nostri fuoriclasse del post-rock abbiano ancora molto da dire.
Powell
Sport

Crudo, ruvido, in perenne bilico tra techno e punk sia per sonorità che per attitudine. Sport di Powell è un disco originale e forgiato con libertà, un lavoro che aggiunge un nuovo tassello al contesto del club, in un mondo musicale troppo spesso ritenuto saturo.

Daughter
Not To Disappear

Uno dei dischi più belli usciti quest’anno per la celebre 4AD: il secondo lavoro dei londinesi Daughter è un album perfetto per i periodi freddi e piuttosto tristi. Melodie avvolgenti e tavolta struggenti ideali per ritrovarsi nei testi cantati soavemente dalla leader Elena Tonra, la quale accompagnana senza mai sovrastare la parte strumentale.

The Avalanches
Wildflower

Il collettivo australiano torna a 16 anni dall’avveneristico Since I Left You e ci presenta l’ennesimo forziere pieno zeppo di sample, funk, hip hop e rivisitazioni tra le più varie. Brillanti, gioielli e dobloni d’oro in questo sogno estivo dal quale non ti vorresti più svegliare.

Danny Brown
Atrocity Exhibition

Delirante, ansiogeno e schizzato. Danny brown si è subito imposto come uno dei personaggi più estremi e borderline del panorama hip hop americano. AtrocityExhibition segue la scia dei dischi precedenti per tematiche e stile, ma con sonorità ancora più cupe e disturbanti. Avvertenza: può causare paranoia, eccitazione e una forte euforia.

Minor Victories
Minor Victories

Un equilibrio perfetto tra lo shoegaze degli Slowdive, il post-rock dei Mogwai e il synth-pop degli Editors, quello del super-side project Minor Victories è un album struggente ed estremamente umano che vede musicisti di grosso calibro uscire dalla comfort zone dei generi che hanno capitanato e realizzare un disco che per ambizione e contenuti oltrepassa il compitino da supergruppo, confermandosi il disco post-rock del 2016.

Childish Gambino
Awaken, My Love!

In una totale inversione di marcia rispetto ai lavori precedenti, il terzo LP del poliedrico Donald Glover è un omaggio al soul e al funk degli anni ’70; con la voce di Childish Gambino a fungere da colonna portante di un groove corposo, aggressivo e dalle vibrazioni positive, Awaken, My Love! è un caldo rifugio al riparo dal brutto mondo che c’è là fuori.

James Blake
The Colour In Anything

James Blake cerca il rinnovamento attraverso le collaborazioni e metaforiche pennellate di colore. Tentativo riuscito a metà, non c’è un’enorme slittamento dalla malinconia che ha sempre percorso i solchi dei suoi album; eppure la qualità artistica e la resa rimangono a livelli altissimi.