I migliori 50 album del 2016

NxWorries
Yes Lawd!

Per chi ama l’hip hop vecchia maniera, la personalità di Anderson .Paak al microfono e le mani di Knxwledge al campionatore sono la combinazione perfetta. I due danno vita ad un disco fresco e leggero che suona soul come pochi altri. Consigliato prima, dopo e durante il sesso.

BADBADNOTGOOD
IV

I BADBADNOTGOOD con IV si ascrivono di diritto al campionato dei dischi jazz. Si tratta di un album jazz standard, il genere viene ripreso e trasmesso ai posteri senza stravolgerne le basi, contaminandolo con l’hip hop, ma senza far storcere il naso ai puristi. Degne di nota le collaborazioni con Sam Herring dei Future Islands, Kaytranada, Charlotte Day Wilson e Colin Stetson. La sperimentazione non manca, ma è decisamente spontanea, non c’è nulla di eccessivamente studiato. Il disco a tratti pecca di omogeneità perdendo il focus, ma resta comunque un ottimo esempio per le frange più ibridate del jazz.

The Hotelier
Goodness

Bissare il crescendo emozionale di Home, Like Noplace Is There dev’essere stato difficile per gli Hotelier, ma Chris Holden e i suoi ragazzi ci sono riusciti alla grande. In Goodness non ci sono cali o pezzi inutili, ma fa tutto parte di un complesso disegno in cui le chitarre, la sezione ritmica, i testi e gli intermezzi acustici si integrano alla perfezione, consegnandoci una band in splendida forma e uno dei dischi emo più belli degli ultimi anni.
Ry X
Dawn

Ry Cuming, dopo sei anni dall’album inciso per la Jive Records, è tornato come RY X con un disco agli antipodi rispetto a quanto fatto a inizio carriera. Dawn è un album strutturalmente e stilisticamente omogeneo, 11 canzoni che si amalgamano alla perfezione, dando vita ad un cantautorato dalla verve alternativa dalla pelle d’oca. Pianoforte, chitarra, synth e drum machine sono gli unici strumenti che sono utilizzati per la realizzazione dell’LP, così concedendo maggiore respiro al vero protagonista di Dawn: la straordinaria voce di Cuming

DIIV
Is The Is Are

Se Oshin rappresentava una sorta di manifesto d’intenti dei DIIV, Is The Is Are appare più vario, un caleidoscopio di colori, rappresentanti diverse sfaccettature dell’esistenza travagliata di Zachary Cole Smith, un lavoro più intimo e intricato, certamente non meno autentico del predecessore.

The Weeknd
Starboy

A un anno di distanza dal pluripremiato Beauty Behind The Madness, The Weeknd torna con Starboy, che ha il non facile compito di bissare l’enorme successo mondiale del precedente Beauty Behind The Madness. Complessivamente, l’album è un lavoro ricercato, nel quale The Weeknd è riuscito a trovare totale controllo delle proprie capacità, che non sfociano mai in virtuosismi fini a sé stessi, ma rimangono equilibrate e ben dosate lungo l’arco di tutto il disco.

Glass Animals
How To Be a Human Being

Sonorità tribali e scenari tropicali non sono quello che, ordinariamente, si assocerebbe ad una cittadina piovosa come Oxford: a dimostrare che la giungla si insinui anche fra gli antichi monumenti cittadini, giungono in soccorso i Glass Animals con un disco dalle temperature equatoriali.

Rihanna
Anti

Anti non è solo “Work”: è un ottimo lavoro pop con sfumature dancehall che ritrae perfettamente il 2016. Da Consideration a Higher, i due migliori brani, non ci sono troppe sbavature ed è questo il motivo del successo di Riri al di fuori dei confini mainstream. Rivalutatela, se ancora non ci eravate riusciti.

Preoccupations
Preoccupations

Ad un anno ed un nome di distanza da uno degli esordi migliori del 2015, la seconda prova dei Preoccupations (fka Viet Cong) stenta a replicare le atmosfere claustrofobiche del debutto, offrendo invece un disco dalla qualità non sempre costante. Preoccupations, però, resta un disco post-punk dalla ruvidezza compatta e, nei suoi punti più alti, conferma la band come uno dei prodotti post-punk più innovativi degli ultimi anni.

Survive
Rr7349

Cercare riferimenti al sottosopra o all’OST che li ha resi famosi (Stranger Things), è la cosa più errata da fare. La dimensione dei SURVIVE va ben oltre la serie cult di quest’annata; ambientata negli anni ’80. L’architettura melodica delle tracce, unita ad una sapiente e certosina ricerca di suoni e del loro sviluppo, crea ambienti e spazi immaginari che possono turbare per la loro claustrofobia e ipnotizzarci durante mantra circolari.