I 10 migliori album italiani del 2017

Fine Before You Came
Il Numero Sette
I Fine Before You Came sono ormai diventati la colonna portante della scena emo/post-hardcore italiana, e il titolo è più che meritato: l’attitudine compositiva, lirica ed etica ha creato attorno alla band un vero e proprio culto, non solo in Italia. Il Numero Sette è il testamento di una band che non smette di rinnovarsi, creando atmosfere articolate ed articolando il dolore in un modo più adulto, più rassegnato, ma per questo più tenero e – in fondo – ottimista. I Fine Before You Came sono una di quelle band che crescono insieme ai loro fan, e Il Numero Sette è senza dubbio uno degli album rock dell’anno.
Ketama126
Oh Madonna
Oh madonna è stato il disco trap italiano migliore del 2017, perché tra gli interpreti del genere, Ketama è stato il più fermo. Fermo sui suoi passi, sulle sue idee, sulla sua creatività. Pieno zeppo di rimandi agli americani, testi cupi, che sfociano anche nell’assurdo e nel no sense. In tutto il disco si percepisce l’incorruttibilità, una lucida follia artistica e la decisa fiducia nella linea scelta, coltivata con duro lavoro. Un lavoro che ha svelato questa anima parallela, ma integrante, del fermento culturale che stanno vivendo quei 126 gradini nel cuore di Trastevere.
Giorgio Poi
Fa niente
Fa Niente è il disco d’esordio da solista di un esule nostalgico. Il più silenzioso del roster di Bomba Dischi, già conosciuto alla scena pre-indie, si presenta al pubblico con un album dai colori acidi e dalla malinconia a tratti invadente. La tradizione cantautoriale taliana del finire degli anni 70 riadattata alla contemporaneità, straripa nel funky psichedelico e nei testi, che raccontano piccoli romanzi fiabeschi con la genialità di chi ti entra nella testa senza usare l’escamotage del ritornello.
Ghali
Album
Alle basi, Charlie Charles; ai testi, un autore più maturo dei suoi anni, interprete di una generazione multi-etnica in transizione. Album suona sfacciatamente pop: nelle melodie (inattese le latineggianti, meno le hit da classifica), e nell’accezione popolare del termine in cui Ghali trova equilibrio, forte di un background autentico e liricamente autoironico. Pericoloso il tratto ecumenico fra l’artista di strada e l’idolo delle mamme, evitato grazie a una produzione intelligente e colta che traduce temi sociali in brani che sono storie vissute: l’abilità di Album sta nell’apparenza da colpo discografico, che racchiude un centro denso, accessibile ad ogni strato dell’epidermide collettiva.
Gomma
Toska
Quella dei Gomma in questo 2017 è stata un’impresa notevole: in un panorama musicale che ci ha abituati a scegliere tra emo e indie, la giovanissima band campana è riuscita a scavalcare quel muro invadendo entrambe le scene. Toska è un album fieramente acerbo e aggressivo, ma anche intimo e melanconico – un ottimo esordio di una band in continua crescita.
Caterina Barbieri
Patterns Of Consciousness
Circuiti, cavi, manopole, rumori dispersi nel vuoto di un universo in perpetua espansione. Tra delay e riverberi, la sintesi analogica si innalza e si mostra in tutto il suo splendore; tra arpeggiatori e pad sonici, Caterina Barbieri dipinge il suo minimale eppur sterminato mondo sonoro, scrigno di infinite scoperte. Patterns Of Consciousness trasuda una ricerca tanto musicale quanto umana, un disco che rappresenta perfettamente il reiterarsi della condizione mortale e al contempo l’innato slancio verticale che prova a salvarci.
Coez
Faccio un casino
Questo disco sanciva il ritorno all’indipendenza discografica e alla libertà espressiva di Coez. Ne è uscito un album in cui hanno convissuto produzioni di Niccolò Contessa così come di Sine, in cui si sono mescolati presente e passato dell’artista, generi e semantiche; un disco che è nato in sordina e poi si è espanso, ha invaso piattaforme digitali, negozi di dischi, le radio, le classifiche. Con Faccio un casino, Coez ha raggiunto l’apice del suo percorso artistico, perché in esso è riassunto tutto ciò che di meglio è riuscito a costruire.
Brunori Sas
A casa tutto bene
Brunori Sas è diventato grande. Con A Casa Tutto Bene l’autore cosentino dona al pubblico il lato più amareggiato e disilluso di un cittadino che guarda il mondo da una finestra. Uno sguardo serio, ma sempre ironico che si è tramutato in Disco d’Oro e che consacra definitivamente un autore che oltre a parlare ha anche tante cose da dire. Accanto a lui una band straordinaria che è la cosa italiana che assomiglia di più agli Arcade Fire.
Baustelle
L’amore e la violenza
Essere depressi oggi / Provoca troppi dibattiti / Essere perduti oggi / Dura solo pochi att
E allora via: si abbandonano il simbolismo e le sovra letture di Fantasma e si (ri)abbraccia il pop osceno fatto di pomiciate, qualche parolaccia infilata lì dove è giusto che sia, Foster Wallace e l’iPhone. L’Amore e la violenza è un disco di musica leggera che non rinuncia al gusto della parola, che rimane snob, demodé, postmoderno e citazionista – “tanto i difetti dei Baustelle li conoscete”, come ripete Bianconi negli ultimi live. I Baustelle sono ancora angosciati e disorientati dal presente: ora, però, sullo spleen ci fanno ballare sopra.
Carl Brave x Franco126
Polaroid
L’esordio del duo romano è stato una ventata di freschezza, di poetica urbana, di suoni e di parole. Polaroid è il frutto di una solida commistione di idee e generi, tra trap e indie, in cui c’è un punto fermo – Roma – attorno al quale ruotano le vite quotidiane di Carl e Franco. Un mondo di istantanee, di frammenti goliardici, poetici, felici e malinconici. Ma frammenti che come cerchi nell’acqua sono usciti dalla sfera intima dei cantautori, e lentamente si sono estesi, finché non ci si è resi conto che di questo mondo, è impossibile non sentirsi un po’ parte.